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Cosa succede quando due giovani comici siciliani affamati, ma pieni di sogni, si ritrovano a condividere un solo piatto di pasta? Succede che nasce una delle storie più autentiche e commoventi della comicità italiana.

Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, due nomi che ancora oggi evocano risate e nostalgia, hanno vissuto la loro gavetta con la leggerezza tragica dei grandi artisti. In un’epoca in cui il palcoscenico si pagava a caro prezzo, Napoli fu per loro una tappa tanto difficile quanto decisiva.

Un aneddoto raccontato dallo stesso Franco Franchi negli anni Ottanta, durante un’intervista Rai, riporta alla luce una scena di sopravvivenza e dignità. Quella di due ragazzi siciliani alle prese con la fame vera, che trasformano la miseria in teatro, la rinuncia in comicità, il bisogno in arte.

Dietro una tagliatella condivisa, si nasconde molto più di una semplice battuta: c’è la forza di chi, nonostante tutto, ha scelto di non arrendersi.

Napoli e la fame raccontata con ironia

“Dovevamo sfangarla”, ricordava Franco Franchi, con quel tono disincantato tipico di chi ha conosciuto la fatica, ma non ha perso la voglia di ridere. Nei primi anni della loro carriera, i soldi erano pochi e ogni pasto era una conquista. In una rosticceria di Napoli, una porzione di tagliatelle costava 150 lire. Troppo per due giovani comici che cercavano di costruirsi un futuro a suon di battute.

Eppure, pur nella fame, il rispetto reciproco non venne mai meno. Dividere una porzione era necessario, ma bisognava farlo con stile.

Un teatrino da osteria che anticipava il cinema

Franco raccontava così la loro strategia: “Siccome a Napoli, in una certa rosticceria, una tagliatella costava 150 lire, avevamo deciso di comune accordo di mangiarne una al giorno. Però c’era un problema: chi doveva iniziare a mangiare per primo. La cosa ci preoccupava, perché… sai com’è”.

Ne scaturiva una scenetta che sembrava scritta per il cinema. Entravano nel locale, e cominciava il gioco:
— “Ma prego, mangia qualcosa!”
— “No grazie”
— “Eh, ma mangia qualcosa!”— “No, ho finito adesso”
— “Guarda che bella questa tagliatella…”
— “No, no, no, senti…”. Alla fine, dopo tanti rifiuti educati, qualcuno cedeva: “Va bene, l’assaggio”. E così, a metà piatto, si condivideva anche il sapore della sopravvivenza.

Così, mezza tagliatella a testa, ogni giorno. Una fame condivisa che si faceva spettacolo, un bisogno che diventava racconto. Nessuna lamentela, nessuna autocommiserazione. Solo un modo unico di trasformare la miseria in arte.

Dopo qualche giorno, qualcosa cambiò. Il proprietario della rosticceria si accorse del rituale e, con un gesto che mescola generosità e ironia tutta napoletana, fece la sua parte nella scena: “Sentite ragazzi, tutti i giorni fate questa storia. Facciamo così: un giorno la tagliatella ve la offro io, e un giorno la pagate voi”.

Una comicità nata dalla strada e un’amicizia lunga una vita

Franco e Ciccio non sono stati solo un duo comico: sono stati due icone della cultura popolare italiana. Il loro linguaggio era immediato, visivo, accessibile a tutti. Soprattutto, era autentico. Veniva dalla strada, dai mercati, dai vicoli, dai teatri di provincia dove la risata era un lusso e un rifugio.

Questo racconto è il simbolo della loro poetica: vivere con poco, trasformare il nulla in spettacolo, fare della fame una gag e della speranza un copione.

Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.

Come ogni grande coppia artistica, anche quella di Franco e Ciccio ha conosciuto alti e bassi. Dopo anni di successi, i due si separarono a causa di divergenze personali e professionali. Sembrava finita. Ma la vita, si sa, ha un talento naturale per il colpo di scena. La pace arrivò davanti alle telecamere, con Pippo Baudo a fare da paciere. Un abbraccio, una stretta di mano, e la magia ricominciò. Segno che, sotto le tensioni, restava intatto quel legame profondo costruito negli anni della fame e dei sogni.

Oggi il pubblico continua a ricordare Franco e Ciccio con affetto. I loro film, spesso bistrattati dalla critica, sono diventati classici della risata italiana. Le loro gag vivono nei meme, nei reel, nei ricordi di generazioni che hanno riso con loro davanti alla TV.

L’aneddoto della tagliatella è una piccola lezione di dignità, di sacrificio, di fedeltà al sogno. Ed è anche, nel suo piccolo, una celebrazione del talento, che sa sbocciare anche nei momenti più difficili.

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