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Un artista noto ma che in casa si comportava da papà ‘normale’.
Nato cento anni fa, in una famiglia poverissima, ha realizzato il sogno di apparire sul grande schermo. Attore, comico, regista e sceneggiatore. La celebrità raggiunta in coppia con un altro indimenticabile attore palermitano: Franco Franchi.
Ha parlato anche del rapporto tra i due Giampiero Ingrassia, attore come il padre Ciccio, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Un uomo riservato e severo: “Mi manca la sua voce”

Giampiero Ingrassia ha fornito un ritratto probabilmente inedito del padre: “Era un uomo molto riservato e, se avesse potuto festeggiare i 100 anni, lo avrebbe fatto in famiglia. Oggi, a vent’anni dalla sua scomparsa, mi manca la sua voce, il prenderlo per mano, le nostre chiacchierate in salotto e soprattutto il suo sguardo fisso e severo quando, da bambino, ne combinavo una delle mie: capivo che era incazzato…”.

Le origini nel quartiere Capo: “Orgoglioso nella sua povertà”

L’infanzia di Ciccio Ingrassia non era stata semplice. Il figlio ha spiegato: “Era nato a Palermo nel povero quartiere Capo, figlio di un ciabattino, lavorava col padre a bottega ma era orgoglioso della sua povertà, diceva che non se ne vergognava e che era amico intimo della fame. Con i fratelli, mi pare fossero cinque o sei, dormivano tutti insieme in un’unica stanza. Sin da giovane sognava di fare l’attore ed essendo impensabile per lui frequentare scuole di recitazione, è nato come attore di strada, poi esordì nell’avanspettacolo con le squattrinate compagnie girovaghe. Spettacoli per un pubblico popolare, messi su con pochi mezzi: una volta dovette dipingersi le caviglie di nero con la vernice, perché non c’erano soldi per comprare i calzini che doveva indossare sotto i pantaloni in scena. Quando ebbe le possibilità economiche, fu generosissimo: regalò case ai parenti bisognosi”.

L’incontro tra Ciccio Ingrassia e Franco Franchi

Giampiero Ingrassia ripercorre la storia del duo Franchi-Ingrassia, nato quasi per caso.
“In che modo papà conobbe Franco Franchi? Anche lui era nato poverissimo nel quartiere della Vucciria. Papà già lavorava in un teatrino locale e lo aveva notato mentre si esibiva in una scenetta comica, chiamata la Posteggia, cioè fatta per strada. A quel tempo Franco si faceva chiamare Ciccio Ferraù, faceva imitazioni e giochetti acrobatici. Quando si ammalò un comico che lavorava nello spettacolo, papà si ricordò di quell’artista, lo propose all’impresario. Franco ne fu felicissimo e all’inizio dava del lei a mio padre. Sono stati la prima coppia di fatto del cinema italiano, più di Totò e Peppino, di Tognazzi e Vianello, persino di Stanlio e Ollio. E io li ho considerati come i miei genitori, addirittura c’era chi si sbagliava pensando che fossi figlio di Franchi. Quando pranzavamo tutti insieme al ristorante, non c’era un attimo di privacy, una processione di ammiratori: una continua richiesta di autografi e di foto insieme. Una giovane donna si fece autografare addirittura sopra una tetta! Sul décolleté molto aperto, con un pennarello… E mia madre non la prese benissimo. Quando ero ragazzo, non sopportavo molto questo assalto, che non mi permetteva di stare insieme con i miei in santa pace. Oggi capisco che era una grande dimostrazione d’affetto”.

Un rapporto a volte turbolento

Giampiero Ingrassia, 61 anni, ha dedicato la sua vita ai palcoscenici teatrali, ed è anche cantante – ha preso parte a diversi musical – e conduttore televisivo. Ha alle spalle una lunga carriera iniziata nel 1985 dopo il diploma presso il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche diretto da Gigi Proietti.
Continuando a ricordare il padre, nel corso dell’intervista, ha parlato delle famose liti tra Franco e Ciccio, i quali non avevano sempre un rapporto idilliaco: “Proprio perché erano come marito e moglie, non sono mancati i litigi, che non riguardavano il piano personale, erano solo dovuti a diverse visioni del loro lavoro – conclude Giampiero Ingrassia -. Franco, più istintivo, accettava qualunque proposta; papà, più riflessivo, sosteneva che potevano compiere scelte oculate dei registi con cui lavorare, dei copioni da accettare. Un contrasto inevitabile, per questo hanno trascorso periodi a lavorare ognuno per conto suo… però si volevano bene”.

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