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La Valle dei Templi di Agrigento non smette di stupire. Continuano le scoperte nella “più bella città tra i mortali” (Pindaro, 470 a.C.). Sono riemersi alcuni reperti del passato davvero affascinanti: fornaci e una grande casa privata.

  • Agrigento restituisce nuovi tesori: le scoperte.
  • Riportate alla luce due fornaci e una grande casa privata con pitture e mosaici colorati.
  • La campagna di scavo e i suoi risultati.

Scavi ad Agrigento, le nuove scoperte

Due antiche fornaci (una rettangolare e una circolare) databili tra la fine del VI e la metà del V secolo a.C., ma non solo. C’è anche una grande casa privata, con pitture e mosaici colorati, costruita tra la fine del III e l’inizio del II secolo a.C. Questi i principali ritrovamenti delle due nuove campagne di scavo ad Agrigento. I lavori dell’Università di Bologna, realizzate grazie da una stretta collaborazione con il Parco Archeologico e Paesaggistico “Valle dei Templi“.

Come sono le due fornaci

Lo scavo delle due fornaci, utilizzate per la produzione di ceramica, è partito nel 2019. Rientra in un più ampio progetto sul tema delle attività produttive nell’antica Agrigento. La nuova campagna di ricerca, diretta da Vincenzo Baldoni, professore al Dipartimento di Storia, Culture, Civiltà, ha esteso lo scavo. In questo modo sono stati portati alla luce interamente i limiti delle due fornaci, che si trovano nell’area artigianale della città.

Una è di forma rettangolare ed è in parte scavata e in parte costruita su un pendio a sud delle antiche mura. L’altra, di forma circolare, si trova poco distante e ha un diverso orientamento. I tanti materiali di scarto ritrovati nelle fornaci e negli scarichi adiacenti hanno permesso agli studiosi di collocare l’attività degli impianti tra la fine del VI e la metà circa del V secolo a.C.

Tra questi ci sono in particolare anfore da trasporto di tipo “greco-occidentale”, tegole, altre classi di ceramiche ed anche distanziatori e sostegni che venivano utilizzati dagli artigiani per le loro attività. “Le indagini in questa area forniscono nuovi e rilevanti dati sul tema della produzione artigianale di Agrigento e, più in generale, sull’economia dell’antica città greca, in uno dei suoi periodi di maggiore sviluppo e fioritura”, spiega Baldoni.

Una straordinaria casa privata

L’altra campagna di ricerca, guidata da Giuseppe Lepore, professore al Dipartimento di Beni Culturali, è stata dedicata allo scavo di una casa nel Quartiere Ellenistico-Romano dell’antica Agrigento. La costruzione di questa grande dimora si inserisce tra la fine del III e l’inizio del II secolo a.C.

Si tratta di una casa “a pastàs“, edificata secondo uno schema tipico del mondo greco. Ha un portico trasversale che disimpegna gli ambienti più prestigiosi della casa, tutti disposti nel settore nord. A rendere l’edificio particolarmente interessate è il suo perfetto stato di conservazione. Gli ambienti della casa sono stati infatti sigillati da un crollo, avvenuto forse nel II secolo d.C.

Per questo motivo, gli studiosi hanno potuto recuperare un contesto unitario, con pavimenti e pitture parietali. “La distruzione o la demolizione dell’edificio, avvenuta tra la fine del II e gli inizi del III secolo dopo Cristo, ci ha permesso di riportare alla luce i pavimenti e le pitture parietali del piano superiore, oltre a frammenti di un grande mosaico policromo e pregevoli pitture riferibili al cosiddetto “secondo stile pompeiano” (meglio noto come “stile architettonico”) che si trovavano sul pavimento del piano terra”, spiega il professor Lepore. Foto: Andy MontgomeryLicenza.

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