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Ddisalòru, chi era costui?

  • Continua il nostro viaggio alla scoperta degli antichi mestieri di Sicilia.
  • Oggi facciamo la conoscenza del disalòro, che aveva un compito tanto semplice quanto essenziale.
  • Un tempo questa figura era molto diffusa, oggi se ne ricorda a malapena il nome: vediamo di chi si tratta.

In tempi antichi esistevano in Sicilia alcuni mestieri di cui ci si ricorda a malapena. Quei mestieri, oggi, servono a raccontarci i modi in cui si viveva un tempo. Scoprendoli, ci si rende conto di quante cose siano cambiate e di come le nostre abitudini e necessità siano diverse. Il ddisalòru (disalòro) si dedicava alla raccolta della ddisa o disa (ampelodesmo), cioè una pianta erbacea perenne delle graminacee. Andava, con la falce, a mietere questi steli coriacei e resistenti, lunghi dai 70 ai 90 centimetri e poi scartava le foglie più corte. Creava dei mazzetti, che poi rivendeva. La ddisa, una volta raccolta, veniva essiccata e immagazzinata, quindi la si faceva ammorbidire, immergendola in acqua per parecchie ore. In questo modo assumeva la consistenza giusta per poter essere utilizzata in diversi lavori dell’agricoltura, come la legatura dei tralci delle viti o del grano e del fieno. Per renderla ancora più resistente, si intrecciava per formare dei legacci.

Ciò che il ddisalòru raccoglieva, inoltre, si impiegava per la produzione dell’imbottitura di materassi, cuscini e sedie. Le foglie, parzialmente essiccate, si immettevano in macchinari che le sfibravano. Il criniu poteva anche contenere le foglie della palma nana. Il mestiere del disalòro non era molto nobile, ma era sicuramente dignitoso, perché permetteva il sostentamento di tante famiglie. La pianta della ddisa era legata al concetto di miseria. Un letto imbottito con il criniu, infatti, era per le classi meno agiate, mentre quello imbottito di lana era un lusso per i più abbienti.

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