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Antonino Caponnetto, chi era il magistrato che ha guidato il Pool Antimafia. Biografia e carriera: dove è nato, quando è morto, quanti anni aveva quando è morto. Attività e lotta al crimine organizzato, collaborazione con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Antonino Caponnetto

Antonino Caponnetto nasce a Caltanissetta il 5 settembre del 1920. All’età di 10 anni lascia la Sicilia, per trasferirsi a Pistoia. Si laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze ed entra in magistratura nel 1954. Il primo incarico è quello come Pretore di Prato.

La sua carriera ha una svolta nel 1983, quando ottiene il trasferimento a Palermo, dopo l’uccisione di Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo. Inizia così un’attività di 5 anni di “trincea” e soddisfazioni professionali.

Pool Antimafia

Seguendo la strategia dell’ufficio istruzione di Torino, che opera contro il terrorismo, e proseguendo l’opera di Chinnici, Antonino Caponnetto, nel 1984 prende vita un gruppo di magistrati esclusivamente dedicato alla lotta alla mafia. Il Pool Antimafia include Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Gioacchino Natoli, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta.

Proprio questo pool istruisce il primo, grande processo contro la mafia e si serve delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, come Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno. Quando Caponnetto decide di lasciare Palermo per tornare a Firenze, indica in Falcone il suo successore, ma il Consiglio Superiore della Magistratura sceglie Antonino Meli.

Conclude la carriera nel 1990. Poco dopo la strage di via D’Amelio, alla morte di Paolo Borsellino, diviene celebre il suo amareggiato commento dinanzi alle telecamere, “È finito tutto!“, mentre stringe le mani del giornalista.

In seguito, durante un’intervista a Gianni Minà del 1996, andata in onda durante la trasmissione “Storie” di Rai2, in merito a quel commento precisa: “Era un momento particolare, di sgomento, di sconforto. Ero appena uscito dall’obitorio dove avevo baciato per l’ultima volta la fronte ancora annerita di Paolo. Quindi è umanamente comprensibile quel mio momento di cedimento, forse non scusabile, ma comprensibile”.

Quindi aggiunge: “In quel momento avrei dovuto – avevo l’obbligo, forse, e avrei dovuto sentirlo quest’obbligo – di raccogliere la fiaccola che era caduta dalle mani di Paolo e di dare coraggio, di infondere fiducia a tutti. E invece furono i giovani di Palermo a dare coraggio a me, che trovai dopo pochi minuti in piazza del tribunale”.

Mi si strinsero attorno con rabbia, con dolore, con determinazione, con fiducia, con speranza. E allora capii quanto avevo sbagliato nel pronunciare quelle parole e quanto bisognava che io operassi per farmele perdonare: operassi per continuare l’opera di Giovanni e Paolo”, conclude.

Altre attività

Da pensionato, Antonino Caponnetto inizia a viaggiare per le scuole e le piazze dell’Italia, al fine di raccontare, soprattutto ai giovani, la vita e gli insegnamenti di Falcone e Borsellino, nonché il lavoro compiuto da lui e dai colleghi contro il fenomeno mafioso. Nel 1993 è candidato per La Rete alle elezioni amministrative di Palermo e diviene presidente del consiglio comunale.

Riceve in questo stesso anno, presso l’Università di Torino, la laurea honoris causa in Scienze Politiche. Organizza nel 1999 il primo Vertice sulla Legalità e la Giustizia Sociale, a Firenze, con magistrati, avvocati, associazioni, giornalisti, per discutere sulla situazione della legalità in Italia.

Antonino Caponnetto è Cittadino onorario di Palermo, Catania, Grammichele, Monteveglio. Per tre volte è stato oggetto di una raccolta di firme per la nomina a senatore a vita. In occasione dei suoi 80 anni, ricorrenza in cui ha ricevuto anche gli auguri del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ricorda Falcone e Borsellino con queste parole: “Li sento sempre vivi, più vivi che mai. Ho l’impressione che veglino dall’alto proprio su di me”.

Fonda l’Associazione Viva Jospin dedicata all’ex primo ministro francese, e crea la Fondazione Sandro Pertini, di cui è stato il primo presidente. Caponnetto muore a Firenze, dopo una lunga malattia, il 6 dicembre del 2002, all’età di 82 anni.

Eredità e influenza di Antonino Caponnetto

Nel corso della sua carriera, Antonino Caponnetto esamina il fenomeno mafioso, fornendo l’orientamento necessario a comprendere i legami con il mondo politico: “A differenza delle organizzazioni puramente criminali, o del terrorismo, la mafia ha come sua specificità un rapporto privilegiato con le élite dominanti e le istituzioni, che le permettono una presenza stabile nella struttura stessa dello Stato”, afferma.

“La mafia è l’estensione logica e la degenerazione ultima di una onnicomprensiva cultura del clientelismo, del favoritismo, dell’appropriazione di risorse pubbliche per fini privati”, aggiunge.

In seguito alla sua morte, la moglie Elisabetta, insieme a Salvatore Calleri e altri amici, fa nascere nel giugno del 2003 la Fondazione Antonino Caponnetto. A lui sono intitolate la nuova mensa del Polo delle Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Firenze e il refettorio, oltre a numerose strade e piazze in tutta Italia. Ha il suo nome dal 2010 il primo Istituto Comprensivo di Monsummano Terme, in provincia di Pistoia.

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