Totuccio Contorno, chi è il collaboratore di giustizia, ex membro di Cosa Nostra. Biografia: dove è nato, quanti anni ha, quando ha deciso di collaborare e su cosa ha testimoniato. Gli arresti e la presenza al maxiprocesso, la faida con i Corleonesi.
Totuccio Contorno
Il vero nome di Totuccio Contorno è Salvatore Contorno. Nasce a Palermo, il 28 maggio del 1946, quindi ha 76 anni. Negli anni Sessanta, quando è ufficialmente macellaio, a causa di alcuni crimini lo inviano al soggiorno obbligato nella provincia di Venezia, dove è responsabile di alcune attività in connessione con la malavita locale.
Nel 1975 si affilia alla famiglia palermitana di Santa Maria di Gesù: lo inizia Stefano Bontate che, allora, era uno dei membri più influenti della malavita organizzata. Dopo l’ingresso in Cosa Nostra, si occupa insieme ai suoi cugini di traffici illeciti e diviene anche uno degli uomini fidati di Bontate, fino al suo omicidio. Dopo una denuncia nel 1979, per il sequestro di Armando Montanari, subisce una condanna a 26 anni di carcere.
Con l’omicidio di Bontate, avvenuto per volontà dei Corleonesi di Totò Riina, inizia la seconda guerra di mafia. Sono gli anni Ottanta e avvengono diversi attentati, che colpiscono molti uomini di Bontate. Contorno riesce a sopravvivere e sfugge anche a un agguato tesogli nel 1981. Intercettato a Brancaccio, quartiere periferico palermitano, esce incolume ai colpi di kalashnikov, rispondendo al fuoco dei sicari. Rimane però lievemente ferito.
Intanto i Corleonesi decidono di attuare una strategia di “terra bruciata” intorno a lui e i suoi congiunti, uccidendone parenti e amici. A questo punto, dunque, Totuccio Contorno decide di allontanarsi da Palermo, spostandosi in diverse città, passando al contrattacco con il delitto dell’uomo additato come principale responsabile di Bontate. Acquista una villa a Bracciano, luogo in cui le forze dell’ordine lo arrestano il 23 marzo del 1982.
La Polizia rinviene due auto blindate, due utilitarie, 150 kg di hashish, 2 kg di eroina, armi e pallottole di ogni calibro, 35 milioni di lire di denaro contante e alcuni documenti falsificati. L’arresto non ferma le vendette trasversali nei suoi confronti. Dopo alcuni mesi in carcere, Contorno inizia a rivelare informazioni sull’organizzazione mafiosa.
Contorno al maxiprocesso di Palermo
Nella prima fase istruttoria del maxiprocesso di Palermo, Totuccio Contorno collabora con il giudice Giovanni Falcone: le sue dichiarazioni, unite a quelle di Tommaso Buscetta, servono a produrre altri 127 mandati di cattura e 56 arresti, eseguiti tra Palermo, Roma, Bari e Bologna. Nell’aula bunker palermitana passano 475 imputati alla sbarra.
Il dibattimento mette in luce la trama di interessi tra mafia, finanza e politica e le connessioni con le famiglie italo-americane. Il processo si conclude il 16 dicembre del 1987, con 19 boss condannati all’ergastolo e 342 condanne a pene definitive. Contorno, grazie alla sua collaborazione, riceve uno sconto di pena e viene condannato, per associazione per delinquere e traffico di stupefacenti, a 5 anni e 6 mesi di detenzione.
È del 1984 l’estradizione negli Stati Uniti: qui riceve dal governo una nuova identità, la cittadinanza statunitense e la libertà vigilata in cambio della testimonianza nel processo “Pizza connection“, che si svolge a New York (tra gli imputati c’è anche Gaetano Badalamenti).
Nonostante sia sottoposto al programma di protezione degli USA, torna segretamente a Palermo. Lo arrestano nel maggio del 1989. Finisce a processo per detenzione illegale di armi: la vicenda si conclude con l’assoluzione e la libertà vigilata, nel 1990.
Continua, intanto, lo sterminio dei suoi parenti. Nell’aprile del 1994, Totuccio Contorno scampa a un altro attentato, con 70 chili di esplosivo nascosti nei pressi della sua villa nella campagna romana. Una telefonata, però, avverte in tempo le forze dell’ordine. Nel 1997 Contorno è di nuovo arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti e condannato a sei anni: gli viene revocato il programma di protezione. Nel 2004 avviene un nuovo arresto.