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Pino Maniaci, chi è il giornalista siciliano di Telejato. Biografia e carriera: dove è nato, quanti anni ha, quali sono i suoi servizi più famosi, cosa è successo all’emittente televisiva.

Pino Maniaci

Tutti lo conoscono come Pino Maniaci, ma il nome è Giuseppe Maniaci. Nasce a Palermo il 25 marzo del 1953, quindi ha 67 anni. Rileva Telejato nel 1999, in un momento in cui l’emittente ha gravi problemi economici. Maniaci salda i debiti, ma deve comunque far fronte ad alcuni obblighi previsti per le televisioni comunitarie (come il limite di pubblicità di tre minuti l’ora).

Il tg della rete diventa il telegiornale più lungo del mondo, con una diretta di due ore. Da editore, passa alla realizzazione di servizi giornalistici, con uno stile che non passa inosservato. Nell’ottobre del 2012, con il passaggio al digitale terrestre, per Telejato si mobilitano molte associazioni e anche dei cittadini. L’emittente inaugura una nuova sede e presenta Telejunior, per aspiranti giovani giornalisti.

Il 3 maggio del 2014 e il 12 gennaio del 2016, Reporter Senza Frontiere inserisce Pino Maniaci tra i 100 eroi mondiali dell’informazione. Nel maggio del 2022 Maniaci annuncia lo spegnimento degli storici impianti dell’emittente, dopo 33 anni di attività, per lo switch off del nuovo digitale terrestre. Si lancia un crowdfunding per raccogliere la somma necessaria per passare allo standard DVB-T2. Telejato attiva il servizio streaming online.

Arriviamo così al 1° gennaio del 2023, quando Maniaci annuncia un nuovo canale tv per Telejato, sul numero LCN 195 del digitale terrestre: un traguardo raggiunto grazie alle donazioni. In questa occasione si lancia una nuova raccolta fondi per coprire i costi di manutenzione dell’intero anno che ammontano a 40mila euro. Il 16 gennaio 2023, in occasione della cattura di Matteo Messina Denaro, il giornalista si taglia i baffi in diretta tv e social, come aveva promesso di fare.

Carriera di Pino Maniaci

Pino Maniaci inizia la sua carriera giornalistica a Telejato con alcuni servizi sull’inquinamento ambientale a Partinico. Riceve numerose querele nel corso degli anni, ma continua la sua attività, anche con manifestazioni e fiaccolate. Si occupa anche di criminalità organizzata, focalizzandosi su alcune aree ad alta densità mafiosa. “Loro si sentono uomini d’onore e per noi disonorarli è una questione d’onore“, è una delle sue affermazioni più celebri.

Spesso tiene incontri nelle scuole per sensibilizzare i giovani. Attraverso il telegiornale di Telejato, fa nomi e cognomi e in alcuni casi, grazie ai suoi interventi, le forze dell’ordine aprono inchieste.

L’antimafia non deve diventare un business, anzi dovrebbe essere nel cuore di tutti, altrimenti si rischia di diventare come i mafiosi. Io sostengo l’antimafia sociale dal basso, non quella che riceve finanziamenti a iosa. Telejato non si fa pagare da nessuno“, afferma, per sottolineare che non riceve alcun finanziamento pubblico.

Realizza nel 2013, insieme ad alcuni suoi collaboratori, un celebre servizio: “La mafia dell’antimafia”. Le vicende sono anche raccontate nella serie originale Netflix del 2021 “Vendetta, guerra nell’antimafia”, che vede protagonista lo stesso Maniaci, e nel libro “In nome dell’antimafia” (edizioni Iod 2021) scritto da Salvo Vitale.

Aggressioni e minacce

Telejato e Pino Maniaci ricevono diverse minacce e attentati. Nel 2008 il giornalista è vittima di un pestaggio, che gli provoca ematomi, fratture e la tumefazione dell’occhio destro. È il 30 gennaio e, il giorno dopo, conduce il suo tg con i lividi sul viso. Nel luglio dello stesso anno incendiano una delle auto delle emittenti. Non mancano, poi, gomme tagliate, cavi dei freni manomessi, parabrezza in frantumi.

In diverse occasioni Maniaci riceve solidarietà e supporto da cittadini e associazioni, come nel caso dell’iniziativa “Siamo tutti Pino Maniaci“. A ottobre 2010 lui e la sua famiglia ricevono una lettera con minacce di morte e, nel settembre del 2011, su alcuni muri di Partinico compaiono frasi offensive come “Hai rovinato questo paese“, “Sei lo schifo della terra”. Riceve una nuova lettera di minacce nell’aprile del 2012, quindi nel 2014 danno alle fiamme la sua stessa auto. Il 3 dicembre del 2014 trova i suoi cani impiccati.

Nell’agosto del 2017 riceve minacce di morte su Facebook, da una pagina che inneggia ad alcuni boss mafiosi. È una pagina che il giornalista ha denunciato, nell’ambito di una campagna contro i contenuti social a favore della criminalità organizzata. Fa chiudere anche pagine dedicate a Totò Riina e Matteo Messina Denaro.

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