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“La nostra terra ha vissuto tante vicissitudini, ma ha una bellezza infinita e unica al mondo… il bello vincerà”. In questa frase c’è tutta l’anima di Pippo Baudo. Orgoglio, amore, responsabilità. La Sicilia non era solo il luogo da cui veniva: era il suo modo di stare al mondo.

Nato a Militello in Val di Catania nel 1936, Pippo Baudo ha portato la Sicilia ovunque andasse. Anche quando era al centro del mondo dello spettacolo, non ha mai dimenticato le sue radici. E non solo non le ha dimenticate: le ha celebrate, le ha rese protagoniste, le ha fatte conoscere a tutta Italia. Era il volto più familiare della TV, ma anche il più autenticamente siciliano.

Le radici e l’ascesa: dalla Sicilia alla storia della TV

Il suo primo palcoscenico fu la Sicilia: da ragazzino intratteneva il pubblico al Cine Teatro Tempio di Militello. Poi Palermo, dove debuttò ufficialmente in “La conchiglia d’oro”, concorso musicale presentato da Enzo Tortora. Era pianista, ma si trasformò presto in showman. Da lì, la scalata verso Roma, Sanremo, la RAI, la storia della televisione italiana.

Ma anche nel pieno del successo, Pippo non ha mai reciso il legame con l’Isola. Al contrario, l’ha trasformata in una bandiera. In TV ha portato i luoghi simbolo della Sicilia, come il Teatro Antico di Taormina e piazza IX Aprile, veri e propri palcoscenici di bellezza trasmessi in prima serata Rai. Con Antenna Sicilia ha rilanciato la musica popolare e il dialetto, dando spazio ai giovani artisti e alla cultura vera, quella che nasce nei quartieri, nei paesi, nelle piazze.

Il suo amore per la Sicilia era totale. Militello, il suo paese natale, lo ha celebrato in vita e lo accoglierà in morte. I funerali si svolgeranno, infatti, nel piccolo borgo mercoledì 20 agosto alle ore 16 nella Chiesa di Santa Maria della Stella (le esequie saranno trasmesse in diretta su Rai1, a partire dalle 15.30). E proprio a Militello sarà sepolto, nel Santuario Madonna della Stella, così come aveva chiesto. Perché quella terra che l’ha visto crescere, per Baudo è sempre rimasta casa. Non per nostalgia, ma per scelta. Per fedeltà.

La sua sicilianità era concreta: nei rapporti umani (con Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Salvo La Rosa), nella lingua, nell’umorismo, nel calore con cui sapeva condurre. Anche nella vita privata: si sposò a Catania, tifava Catania Calcio, parlava dell’isola come di un tesoro. “Il bello vincerà”, così diceva in una passata intervista. Ed era chiaro che quel “bello” avesse il profumo del gelsomino e l’eco dei vicoli di casa sua.

Baudo non è stato solo un gigante della TV. È stato un ponte tra Sicilia e Italia. Ha lanciato talenti siciliani come Fiorello e Frassica, li ha sostenuti, ha dato loro fiducia quando erano sconosciuti. E lo ha fatto con lo stile di un vero maestro: elegante, diretto, mai sopra le righe.

Oggi che se n’è andato, l’Italia perde un monumento della televisione. Ma la Sicilia perde qualcosa di ancora più grande: un figlio illustre, un ambasciatore vero, un uomo che ha sempre portato la sua isola nel cuore, davanti a milioni di spettatori.

Baudo era il volto di un’Italia che credeva nella cultura popolare, che voleva emozionare senza scandalizzare, che sapeva ridere e commuoversi insieme. Se oggi la TV sembra avere perso quella magia, è anche perché non c’è più chi sapeva tenerla viva con grazia e rispetto.

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