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La storia del Castello Larcan-Gravina.

  • Il viaggio alla scoperta dei castelli siciliani ci porta oggi in provincia di Messina.
  • Qui si trovano ancora i resti di una costruzione dal fascino antico, che incuriosiscono al primo sguardo.
  • Ecco qual è la storia del castello.

La Sicilia è ricca di testimonianze del passato, che raccontano epoche lontane ormai tramontate. Alcune di quelle testimonianze riescono ad attirare l’attenzione al primo sguardo, come il Castello di Larcan-Gravina, che si trova ad Acquedolci, in provincia di Messina. Chiamato anche castello del barone Cupane, purtroppo oggi ha l’aspetto di un rudere ma, nonostante ciò, mantiene ancora intatta una certa fierezza e quel fascino che spinge ad approfondirne le vicende. Sorto sul lido di San Fratello, si trova sul margine orientale dell’attuale abitato, fondato all’inizio del XX secolo in seguito a una frana che danneggiò il vecchio centro. Nel luogo in cui si decise di fondare il nuovo abitato di San Fratello, c’era un antico villaggio, chiamato appunto Acquedolci. Questo si sviluppava intorno a una torre medievale e, ancora oggi, viene chiamato “Marina Vecchia”. A dare una spinta verso l’insediamento in questo territorio fu la famiglia Larcan de Soto, di origine catalana. Era giunta in Sicilia nel 1931, al seguito del Re Martino.

La storia del Castello

Nel 1398 Augerot Larcan ricevette dal Re la baronia di San Fratello. All’inizio del XV secolo fece costruire la torre nella marina di Acquedolci. Il nipote, Antonio Giacomo Larcan (Barone di San Fratello) ottenne, nel 1498, la licenza di riedificare e fortificare l’antica torre esistente. Ebbe successivamente il permesso di costruire il baglio, potendovi applicare i merli a coronamento delle mura, e la licenza per aprire una tonnara. Nel 1499 ottenne la licenza per attivare un nuovo caricatore nella marina del suo feudo che funse da volano per lo sviluppo del commercio ad Acquedolci. Nel 1555 il figlio Vincenzo Larcan decise di costruire un nuovo arbitrio o trappeto di cannamele reintroducendo, così, la coltivazione della canna da zucchero, nella marina di Acquedolci.

Affinché si potesse impiantare uno zuccherificio, erano necessarie due condizioni: acqua per l’irrigazione e legname per la cottura. Nel 1622 la baronia di queste terre passò a Giulia Larcan e, alla sua morte, alla casa Lucchesi dei Marchesi di Delia. Ferdinando Francesco Gravina e Cruyllas, Principe di Palagonia, Grande di Spagna di Prima Classe, Cavaliere dell’insigne Ordine del Toson d’Oro, divenuto Barone di San Fratello a seguito del matrimonio contratto nel 1698 con Anna Maria Lucchesi e Filangeri, ereditò “in infinitum ed in perpetum la detta Terra, Stato e Baronia di San fratello, della Signoria e Trappeto dell’Acquedolci […]“. Al Principe di Palagonia si deve la decisione di abbandonare la coltivazione della canna da zucchero nel territorio di Acquedolci. Quando il trappeto di zucchero cessò la sua produzione, il complesso fu trasformato in una lussuosa dimora feudale, potendo così accogliere comodamente il Barone e la propria famiglia durante le visite nel feudo di Acquedolci.

Castello di Larcan-Gravina oggi

Oggi, di quell’antico sfarzo, rimane poco o niente. Si può ancora rintracciare una certa qualità architettonica nel prospetto settentrionale della palazzina e dentro la chiesetta. Questa era dedicata a San Giuseppe e i resti dell’altare richiamano il tardo barocco siciliano. Nel prospetto principale vi sono torrioni cilindrici che amplificano il carattere di fortezza delle residenza baronale e si pongono a fianco della maestosa torre d’avvistamento (anche questa ormai ridotta a rudere). Nel 1966 la torre era pericolante e, invece di intervenire per metterla in sicurezza, si preferì demolirla. Anche delle varie macchine ad acqua, come mulini e trappeto, rimane poco. La mancanza di una copertura ha fatto sì che l’interno della palazzina sia andato distrutto. Le proprietà della Famiglia Gravina a San Fratello furono comprate alla fine dell’Ottocento dal Barone Francesco Cupane.

 

Foto da video

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