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Un viaggio nella storia e nella natura tra i Monti Iblei.

  • La Cava dei Servi si trova nella parte sud-orientale della Sicilia, tra i comuni di Rosolini e Modica.
  • Ha una conformazione geologica piuttosto varia.
  • La parte iniziale della Cava è da qualche decennio divenuta Riserva Naturale con contenuti preistorici a dir poco eccezionali.

Il nostro viaggio alla scoperta della Sicilia e del suo straordinario patrimonio naturalistico, ci porta oggi nella parte sud-orientale dell’Isola. Tra i comuni di Rosolini (Siracusa) e Modica (Ragusa), si trova una cava davvero particolare, in cui si scopre un prezioso passato. Nella Cava dei Servi si alternano pareti rocciose a strapiombo a zone pianeggianti, per poi passare a gole profonde, in cui scorre l’acqua del torrente. Dal punto di vista naturalistico, si ammirano boschi di lecci e querce, con tratti di gariga. La gariga è un tipo di vegetazione mediterranea derivante dalla degradazione della macchia: è costituita da piante arbustive basse, dai toni grigi, che formano cespuglietti discontinui su suolo roccioso, detritico o sabbioso. Tra gli arbusti è predominante il timo arbustivo, un’essenza aromatica amata dalle api che producono il celebre miele di Timo.

Il torrente

Lungo la Cava scorre il torrente Tellesimo, che forma il Gorgo della Campana. Questo è un laghetto di forma circolare, di cui non si riesce a misurare la profondità. Si tratta di un torrente molto singolare. Nasce in contrada Bellocozzo, dentro la Cava dei Servi, e termina dopo circa 15 chilometri nel fiume Tellaro, nel territorio di Noto. Il letto del torrente ha alcune pareti a strapiombo, traforate da grotte. Nella parte terminale è stretto e tortuoso. Conserva, proprio grazie a questa sua conformazione impervia, un ecosistema integro. Per quanto riguarda la fauna, troviamo volpi, istrici e gatti selvatici. In cielo volano falchi, poiane, beccacce e tortore.

L’archeologia

L’area in cui si trova la Cava dei Servi (di Dio) poco lontana dal massiccio di Monte Lauro, ha suscitato interesse sin dall’età del Rame. Come tutta la regione iblea, garantiva ottime opportunità commerciali grazie all’estrazione della selce. Nella parte soprastante gli strapiombi, lungo uno dei corsi meno tortuosi della Cava, può ammirarsi un dolmen semicircolare costituito da lastre rettangolari infisse nel terreno sulle quali se ne dispongono altre tre, inclinate quanto basta per ridurre la superficie di copertura e modellare una falsa cupola.

Al di sotto di una grande piastra rovesciata sul terreno sono stati ritrovati frammenti umani (denti e ossa appartenenti a più individui) nonché qualche coccio di ceramica risalente al periodo Castellucciano (nome con il quale si identifica l’età del bronzo antico siciliano). I resti umani hanno confermato la natura sepolcrale del manufatto, mentre il ritrovamento dei pochi cocci ceramici ha così consentito di datare il dolmen alla prima fase isolana del bronzo (2200-1600 a.C.). La località, quindi, oltre a essere sede di una necropoli a grotticelle artificiali risalenti all’inizio del II millennio a.C., accoglie anche un cimitero dolmenico con architetture funerarie che ricordano strutture già presenti in una vasta area del Mediterraneo.

Foto di Davide Mauro – CC Attribution-Share Alike 4.0

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