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Chi è Gaspare Mutolo: biografia

Gaspare Mutolo, chi è l’ex mafioso, poi collaboratore di giustizia, oggi pittore. Biografia: dove è nato, quanti anni ha, il soprannome Asparinu. L’arresto e la decisione di collaborare, la nuova vita e come ha iniziato a dipingere. Processi e condanne, cosa fa oggi.

Gaspare Mutolo

Gaspare Mutolo nasce a Palermo il 5 febbraio del 1940, quindi ha 82 anni. Lavora prima come meccanico, poi inizia alcune piccole attività malavitose. Viene arrestato nel 1965 per associazione a delinquere e, in carcere, conosce Totò Riina. Proprio Riina gli suggerisce di abbandonare la microcriminalità ed entrare nella mafia, raccomandandolo a Rosario Riccobono, non appena uscito dal carcere.

Dopo una serie di arresti e scarcerazioni, nel 1973 entra in Cosa nostra, con i famosi riti della “punciuta” e della “santina bruciata”. Diviene in breve tempo tempo il più stretto collaboratore di Riina e Riccobono (di Riina è anche autista). È una figura operativa ed è coinvolto, nel 1975, nell’omicidio dell’agente di Polizia Gaetano Cappiello. Rimane latitante fino all’arresto, nel 1979.

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Si dedica poi al traffico di droga, ottenendo grandi guadagni (in breve possiede una Ferrari e un appartamento e costruisce una palazzina). È anche coinvolto nell’omicidio e nella lupara bianca di Santo Inzerillo. Nel 1982 Totò Riina lo salva dalla mattanza dei Riccobono, ma non dall’arresto per traffico di stupefacenti.

Il carcere e la pittura

Inizia così la reclusione di Gaspare Mutolo nel carcere di massima sicurezza di Sollicciano. Proprio tra le mura del penitenziario fiorentino si avvicina all’arte, anche grazie all’ergastolano Mungo, detto l’Aragonese, di cui ammira la pittura durante l’ora d’aria. Finiscono in cella insieme e per il siciliano è l’inizio di un nuovo modo di comunicare, con colori e pennelli. In carcere conosce anche Luciano Liggio.

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La passione per la pittura, rivela attraverso le pagine di Repubblica, comincia per necessità. “Le giornate in carcere non passavano mai e quando arrivò Alessandro Bronzini cominciammo a dipingere. Fu lui ad insegnarci il mestiere. Intorno al 1987 eravamo all’ Ucciardone. Nella cella di fronte c’ era Luciano Liggio. Un giorno dissi a suo cugino, Pino Leggio, di suggerire a Luciano di provare a dipingere. La pittura ti faceva sentire meno pesante la detenzione e poi un mafioso che dipingeva, all’ esterno, veniva visto come una persona diversa”, racconta.

Gaspare Mutolo collaboratore di giustizia

Nel 1987, nell’ambito del Maxiprocesso di Palermo, la sentenza di primo grado condanna Mutolo a dieci anni di reclusione. Il giudice Giovanni Falcone gli propone nel 1991 di collaborare e, sulla scia di quella proposta, ma anche dell’omicidio di Giovanni Bontade e della moglie, nonché dall’arresto della consorte, decide di collaborare.

Affida così le sue rivelazioni, all’indomani della strage di Capaci, a Paolo Borsellino, che lo interroga per l’ultima volta due giorni prima della strage di via D’Amelio. Alcune delle sue dichiarazioni fanno molto scalpore e parla nel febbraio del 1993 anche davanti la Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta da Luciano Violante.

Grazie anche alle sue parole, il pool antimafia della Procura di Palermo emette 56 ordinanze di custodia cautelare, nel processo “Agate Mariano”, nei confronti di importanti esponenti di Cosa nostra. Mutolo ha anche un ruolo decisivo per quanto riguarda l’operazione “Golden Market”, che nel 1994 porta all’emissione di 76 ordini di cattura verso importanti professionisti della città di Palermo.

Nel corso della sua collaborazione, secondo altri pentiti si sarebbe anche accusato di omicidi che, in realtà, non aveva mai commesso. Il collaboratore di giustizia Rosario Spatola dichiara che durante la collaborazione si è spesso incontrato con Mutolo, al fine di concordare le accuse nei confronti di un avvocato per screditarlo.

Nel 2020 Gaspare Mutolo riceve una condanna a due anni di reclusione e 20mila euro di multa a titolo di risarcimento, per aver calunniato l’ex magistrato Giuseppe Ayala. Oggi è un uomo libero, sebbene sotto il Servizio Centrale di Protezione, e vive dipingendo quadri.

Redazione