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Spica-e-Ison

Sempre più astrofili da ogni parte del mondo segnalano l’osservazione della cometa C/2012 S1 ISON anche ad occhio nudo. L’astro chiomato è ormai prossimo alla magnitudine 4.5, ossia molto più luminosa di quanto fosse soltanto pochi giorni fa. Da cieli particolarmente bui, privi di inquinamento luminoso, ISON appare come una debole macchia di pallida luce verdastra nel cielo orientale prima dell’alba. Ma è con un binocolo, o ancor meglio, con un piccolo telescopio che la visione comincia a farsi realmente interessante. La sua coda si estende per 3,5 gradi nel cielo, tanto che con un ingrandimento più spinto non riesce a rientrare nel campo visivo. Essa si estende per ben 8 milioni di chilometri dietro il nucleo misterioso della cometa, avvolto da un denso ambiente che gli astronomi definiscono chioma. Per confronto, la coda della cometa ISON è lunga ben 21 volte la distanza che separa la Terra dalla Luna. Proprio a causa della sua densa chioma, non è possibile valutare le cause di questo improvviso scoppio di luminosità, ma gli astronomi suppongono che questo sia dovuto all’arrivo della radiazione solare sul lato buio del corpo roccioso. ISON sino ad ora è stata illuminata dalla luce solare diretta soltanto su un lato, lasciando l’altro emisfero, colmo di materiali volatili ghiacciati al buio.

Ora, grazie alla sua rotazione assiale, questi materiali stanno cominciando a sublimare, causando uno scoppio di luminosità. Una possibilità di cui avevamo già parlato in questoarticolo più di un mese fa. Un’altra possibilità è quella di alcune “crepe” aperte nel nucleo, che significherebbero una frammentazione iniziale dell’astro. “Saranno necessarie ulteriori osservazioni per cercare di comprenderne le reali cause“, dice l’astronomo Karl Battams, tra i più attivi nella campagna d’osservazione organizzata dalla NASA. “Quando un cometa viene disgregata– spiega lo scienziato – non si verifica un’esplosione stile granata, ma i vari frammenti cominciano lentamente a divergere a velocità leggermente diverse“. “Dato che il nucleo di ISON è avvolto in un enorme volume di polvere – continua Battams – sarà impossibile determinarne la causa per almeno 48 ore, e forse sino a quando l’astro non raggiungerà la sonda STEREO il prossimo 21 Novembre“. In sintesi, questa improvvisa esplosione di luminosità potrebbe essere l’inizio dell’agonia della cometa, o solo il primo di molti eventi spettacolari che culmineranno nel mese di Dicembre, quando potrebbe dare spettacolo nei nostri cieli.

LA ISON DOMATTINA – Nella giornata di domani, verso le 5:00 del mattino, la cometa apparirà in congiunzione stretta con la stella Spica, della costellazione della Vergine. Il nucleo della cometa si troverà accanto della stella che brilla di magnitudine +1.0. Con tutta probabilità, soltanto un’ora dopo, ecco a 12° ad est della ISON la cometa2P Encke, molto vicina al pianeta Mercurio e anch’essa molto luminosa. La visione di entrambi i corpi con l’ausilio di un comune binocolo potrebbe essere un’occasione irripetibile. La distanza minima tra i due astri chiomati sarà toccata il 25 quando però sorgeranno tra le ormai intense luci dell’alba. Le due comete non saranno sole in quella porzione di cielo. Ad impreziosire ulteriormente il meraviglioso quadretto ci si metteranno pure Mercurio e Saturno che il 26 novembre quasi si fonderanno in un unico puntino luminoso. Dopo il 20 novembre la cometa si immergerà tra le luci del crepuscolo mattutino risultando sempre più difficilmente osservabile, anche se la sua visibilità sarà legata naturalmente alla luminosità. Nei giorni del massimo avvicinamento al Sole, pur raggiungendo il picco luminoso, sarà praticamente inosservabile perché prospetticamente quasi a contatto con la nostra stella. L’auspicio è di poter osservare una notevolissima coda di polveri anticipare la sua levata. In definitiva, un passaggio a 1,2 milioni di chilometri dalla superficie solare è molto rischioso. Alcune comete hanno però dimostrato che si può uscirne indenni, come è stato recentemente per la C/2011 W3 Lovejoy, che nel dicembre del 2011 sopravvisse dopo essere passata ad appena 140.000 km. dalla fotosfera solare, regalando in seguito un indimenticabile show che gli appassionati dell’emisfero australe ancora ricordano. La ISON potrebbe rappresentare uno spettacolo degno di nota per il cielo boreale. Sempre che le intense forze mareali del Sole non la disintegrino.

Renato Sansone