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Dal vino Marsala al tonno sott’olio, dalla pesca ai battelli a vapore, i Florio con il loro acume e ingegno hanno segnato profondamente la storia della Sicilia.

È il caso di Vincenzo Florio a cui si devono tante straordinarie invenzioni senza le quali oggi la nostra Isola sarebbe sicuramente diversa.

Non da meno il nipote Vincenzo Florio Junior, imprenditore e mecenate sportivo italiano, che nel 1905 creò la Targa Florio e di cui oggi vogliamo raccontare un simpatico aneddoto legato alla leggendaria competizione sportiva.

Il colpo di genio di Vincenzo Florio Jr. risale alla Prima Guerra Mondiale, quando le Officine Ducrot, la fabbrica del Liberty a Palermo, avevano iniziato a produrre aeroplani e idrovolanti a scopo militare.

In quel periodo dovevano essere realizzate 4 mila eliche in legno per gli aerei, ma capitava spesso che molte risultassero difettose e inutilizzabili.

Cosa fare allora? Ducrot pensò di tagliarle e gettarle via. È qui però che si rivelò tutto il genio di Vincenzo Florio. Perché non trasformarle in pratici guard rail per la competizione sportiva, che ancora oggi porta il suo nome?

Detto fatto! Le eliche difettose si trasformarono in paletti per delimitare ampi tratti del leggendario circuito, caratterizzato da ben 2 mila curve e tornanti. Una trovata originale che ha reso la Targa, più amata e popolare d’Europa, un po’ più sicura.

I Florio, tra brillanti intuizioni e scelte coraggiose

La storia della famiglia Florio, portata alla ribalta dal romanzo di Stefania Auci e che oggi rivive anche nella serie TV “I Leoni di Sicilia” con Miriam Leone, è ricca di colpi di genio e scelte coraggiose, a cominciare da i due fratelli Paolo e Ignazio Florio, che nel 1799 decisero di lasciare il piccolo paesino di Bagnara Calabra e partire alla volta della Sicilia.

Una scelta difficile, ma che si rivelò vincente. Nell’Isola i due fratelli trovarono la fortuna con la loro piccola bottega di spezie, la famosa putìa di Piano San Giacomo, frequentata da speziali e nobili palermitani, riuscendo a costruire in pochi anni un vero e proprio impero economico.

Da poveri commercianti di spezie i Florio diventarono in poco tempo grandi imprenditori, capaci di influenzare la politica dei Borboni prima e dei Savoia poi.

La mente più visionaria e brillante è pero quella di Vincenzo Florio, figlio di Ignazio Florio, subentrato nel 1828 alla morte del padre, grazie a cui i Florio emersero in tutta la loro potenza.

Il giovane imprenditore fu un vero precursore dei tempi. Affittò la tonnara di Favignana e qui con un metodo di conservazione del tonno, all’epoca rivoluzionario, inventò il tonno sott’olio, iniziò a produrre il Marsala e il cognac sulla falsariga degli inglesi Ingham e Woodhouse, diede vita alla Fonderia Oretea e fondò insieme all’amico Ingham la “Società dei battelli a vapore siciliani”, che nel 1841 varerà il battello a vapore “Palermo” destinato a coprire la tratta Palermo-Napoli.

In seguito, Vincenzo Florio investì nei piroscafi destinati a lunghe traversate, arrivando a collegare la Sicilia al Nord America e nel 1881, unì la sua flotta con quella genovese di Rubattino creando la grande compagnia navale “Navigazione Generale Italiana”, destinata a dominare per oltre quarant’anni le rotte commerciali e postali del Mediterraneo.

Foto interna e in evidenza da Wikipedia

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