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Noi non abbiamo un soldo, ci hanno tolto tutto nonostante avessimo lasciato la Sicilia alla ricerca di normalità. Le cialde Zu Totò furono una provocazione ma anche un modo per cercare di mettere insieme qualche soldo. Abbiamo quattro mesi di affitto arretrato e ci mancano perfino i soldi per fare la spesa“. Maria Concetta Riina, figlia primogenita del boss di Cosa Nostra, si concede in una lunga intervista a Le Iene.

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Si rifiuta di prendere le distanze dal padre che per lei è stato “un uomo buono”, sotto pressione si dice dispiaciuta per la sofferenza della famiglie delle vittime ma a telecamere spente mette in dubbio che sia stato Totò Riina l’artefice di tutto quel dolore o almeno che lo abbia fatto da solo. Racconta di un Riina che apprende della strage di Capaci dalla tv mentre si trova sul divano.

Narra di un uomo che scendeva a fare la spesa durante la sua latitanza come un uomo normale, che la mattina usciva per andare a lavorare senza precauzioni, senza mascherarsi. “Si cambiava casa spesso in giro per l’Italia ma papà girava tranquillamente anche per Palermo“, dice Maria Concetta Riina. E alla fine “papà è stato messo in mezzo, è stato il parafulmine per chi ha fatto quelle cose“.