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Il miliardario saudita Adnan Kashoggi è morto a Londra. Negli anni '70 e '80 si era costruito un'immensa fortuna come mediatore nella vendita di armi tra governi occidentali e mediorientali. Sposato in seconde nozze con un'italiana convertitasi all'Islam, il 25 luglio avrebbe compiuto 83 anni. La fortuna di Kashoggi, celebrata anche nei famosi party che organizzava sui suoi yacht come a Londra o Montecarlo, aveva avuto un crollo negli anni '80 quando, forse anche per l'inimicizia con Ronald Reagan, finì in carcere negli Usa per ricettazione di opere d'arte per aver acquistato dall'allora presidente delle Filippine, Ferdinand Marcos, alcuni quadri appartenenti al museo di Manila.

Nonostante la piena assoluzione di un tribunale americano, la lunga interruzione di attività lo mise quasi sul lastrico. Dovette vendere tutte le proprietà, persino l'amato yacht Nabila, considerata allora la barca più bella del Mediterraneo e acquistata da Donald Trump con lo sconto di un milione purché gli cambiasse nome e non usasse quello di sua figlia. Dopo qualche anno Kashoggi tornò in auge, ma nel frattempo erano emersi altri uomini d'affari arabi, che gli contesero l'esclusiva di mediatore nel settore delle armi.

Adnan Kashoggi era nato alla Mecca dove il padre era medico della famiglia reale saudita. Laureato in Economia alla prestigiosa Stanford University, in California, si rivelò giovanissimo un geniale businessman internazionale. Faceva incontrare chi aveva idee da sfruttare con chi aveva denaro da investire. A cavallo tra gli anni '70 e '80 fu considerato l'uomo più ricco del mondo con un patrimonio stimato in 40 miliardi di dollari. Al di là della sua attività di mediatore nel campo delle armi, creò molte iniziative umanitarie, soprattutto in favore dei bambini brutalizzati dalla guerra.

Da alcuni anni Kashoggi aveva seri problemi cardiaci che lo avevano indotto ad abbandonare l'attività. Essendo gli otto figli economicamente indipendenti, si era ritirato nella residenza di famiglia a Riad, ma trascorreva lunghi periodi di riposo e di cura in Europa. L'anno scorso un ictus cerebrale lo aveva costretto sulla sedia a rotelle. Lascia due vedove, sposate con rito musulmano: l'italiana Laura Biancolini (convertita all'Islam col nome di Lamia, da cui ha avuto il figlio Ali) e l'iraniana Shahpari Zanganeh (che gli ha dato Khamal e Samiha). La prima moglie, l'inglese Sandra Daly (nota come Soraya, da cui ebbe Nabila, Mohamed, Omar, Khaled e Hussein) volle il divorziò quando, nel 1980, Adnan si innamorò di Lamia. Era zio di Dodi Al Fayed, figlio della sorella Samiha, deceduto vent'anni fa nell'incidente parigino assieme a Lady Diana.