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Naro, cosa vedere nella città in provincia di Agrigento. Un luogo ricco di storia, cultura e bellissime architetture, testimonianza di un passato prestigioso. Grazie alla sua posizione e il suo territorio, da sempre è stata abitata da popoli diversi e tutti hanno lasciato importanti tracce. Cosa c’è da visitare e cosa fare durante una vacanza.

Naro

Facciamo tappa nella zona orientale del territorio di Agrigento, a circa 25 chilometri dalla città capoluogo, per visitare una meta che racchiude importanti testimonianze barocche e gotiche. Un luogo dalle architetture affascinanti, che sin dalla preistoria ha attirato tanti popoli.

Visitare Naro significa fare un vero e proprio tuffo nel passato. Le sue origini sono preistoriche e vi si trovano ancora i resti di una necropoli greca e delle catacombe paleocristiane. A fondarla furono gli Arabi, che le diedero questo nome da “nahar”, cioè “fiamma”. Furono loro a erigere il castello, sui ruderi di una precedente fortezza.

Nel 1086, dopo un lungo assedio, divenne conquista di Ruggero il Normanno. Questi, dopo aver allontanato gli Arabi, fortificò il castello e fece costruire il duomo. Federico II nel 1233 attribuì a Naro l’appellativo di “Fulgentissima“. Nel corso del Medioevo questi luoghi vissero un periodo florido, sia politicamente che economicamente, diventando centro di fama.

Ricca di storia, di arte, ma anche di bellezze naturali e paesaggistiche, la città toccò le vette dello splendore durante il XVII secolo, quando si diffuse il Barocco. Fu in quest’epoca che si arricchì di tanti monumenti in questo stile, diventando una regina del Bacco agrigentino.

Cosa vedere

Il Barocco

Come abbiamo anticipato, a Naro vi sono splendide testimonianze barocche a cominciare da numerose chiese. Un itinerario può iniziare dalla Chiesa del SS. Salvatore: sorse nel 1398 e ha subito molti rimaneggiamenti. La facciata è “rustica” nella parte superiore ma, nella parte inferiore, è arricchita da intagli di tufo. L’interno è a una navata e custodisce affreschi di Domenico Provenzali e, tra gli altri tesori, un crocifisso ligneo del Settecento.

Procedendo si trova la Chiesa di San Nicolò di Bari. Edificata nel 1618, con il nome di San Giuseppe, nel 1765 divenne parrocchia e dedicata a San Nicolò. La facciata è ornata con motivi manieristici, testimonianza del primo barocco siciliano. All’interno vi sono stucchi e tele, oltre a un bel fonte battesimale, che riporta la data del 1490.

Nei pressi di questa chiesa, vi è la Chiesa Madre. La sua fondazione risale al 1619 e, solo dopo la chiusura del vecchio Duomo, divenne Chiesa Madre. Vi sono tante opere d’arte, tra cui tele di Domenico Provenzali, un fonte battesimale, una statua in marmo della Madonna della Catena e un originale crocifisso. Accanto all’edificio sorge il Collegio dei Gesuiti, con il suo portale barocco.

Arrivando in piazza Padre Favara, si incontra la Chiesa di Sant’Agostino. Sorse nel 1707, per volere dei monaci agostiniani. Ha una pianta a croce latina e custodisce opere come un crocifisso il legno del Cinquecento, un pulpito del XVI secolo, una statua di San Francesco di Paola e un organo del 1770. È legata all’antico convento del XIII secolo, di cui sopravvive un bel portale.

A piazza Garibaldi, invece, vi sono Chiesa ed ex Convento di San Francesco, entrambi risalenti al XIII secolo, ma rimaneggiati e ampliati. La forma che vediamo oggi, risale al XVII secolo. La facciata della chiesa è splendido esempio di barocco siciliano ed è abbellita da motivi ornamentale. L’interno è a una navata, con opere d’arte, statue, tele e stucchi. Il Convento, dal 1890, è diventato sede del Municipio: vi è un bel chiostro settecentesco.

Terminiamo il giro tra i tesori barocchi alla Chiesa di San Calogero, Patrono di Naro. Sorse nel XVI secolo, nel luogo in cui il Santo aveva vissuto da eremita. Ha una facciata barocca, mentre l’interno è a una navata e in stile rinascimentale, con tanti dipinti. Attraverso una scalinata, a destra della navata, si accede a una chiesetta sotterranea: all’interno vi è la grotta in cui ha vissuto San Calogero.

Il Gotico

I monumenti di Naro dell’età medievale regalano grandi suggestioni. Cominciamo dal Castello dei Chiaramonte, possente e austero. Deputato alla difesa del territorio, deve il nome alla famiglia che dominò la città per oltre un secolo. Si scorge bene da tutta la pianura circostante e si lega anche ad alcune leggende, come quella del fantasma di Giselda.

Si tratta di un vero emblema della città, diventato Monumento Nazionale nel 1912. Sono stati effettuati diversi interventi di ristrutturazione, che lo hanno conservato e consegnato al territorio. Gli ambienti interni sono molto interessanti e offre una vista suggestiva e panoramica dalla sua sommità.

Accanto al castello si trova l’antico Duomo Normanno: nato per volontà di Ruggiero D’Altavilla nel 1809, è dedicato a Maria SS. Assunta dagli Angeli. In seguito divenne Chiesa Madre e, nel 1398, Duomo. Questo edificio è collegato a via Dante da una lunga scalinata con 209 gradini. La scalinata risale al Settecento per mostrare un profondo messaggio cristiano: la vita è da intendersi come cammino, difficile e doloroso, verso la salvezza dell’anima.

Il centro storico di Naro ospita anche la Chiesa di Santa Caterina, edificio più rappresentativo dello stile gotico-normanno. La peculiare impronta chiaramontana le conferisce un fascino unico. È stata, negli anni, sottoposta a diversi restauri. Dal 1919 è Monumento Nazionale: vi sono tre navate e vi si può ammirare un bel fonte battesimale del 1400, oltre alla ruota (simbolo del martirio di Santa Caterina). Il soffitto ligneo a capriate è molto particolare ed è tutto l’insieme ad affascinare i visitatori.

Altri luoghi da visitare a Naro

Tra gli altri luoghi da vedere durante una visita a Naro, c’è un centro preistorico di grande interesse archeologico, riconducibile all’età del Rame e del Bronzo. Si trova nella Contrada Canale, a sud-est del centro abitato, lungo SS 576 per Agrigento. Vi si trovano diverse tombe a sepoltura singola o doppia, scavate nelle rocce. Le tracce dimostrano che fu un sito abitato fin da epoche molto remote, da popoli pre-Siculi.

Verso sud, invece, a circa due chilometri da Naro e in direzione Camastra, ci si imbatte nel Castellaccio, un luogo tra storia e leggende. Si tratta di un’antica fortezza, costruita dai Sicani nel 1240 a.C. Secondo alcuni storici, sarebbe Camico, cioè la capitale del regno di Cocalo, mitico re dei Sicani. Si trova un altopiano che regala una vista molto affascinante.

Tornando nell’area cittadina, si possono visitare la Mostra Permanente dell’Abito Antico, che si trova nelle sale del castello medievale, o il Museo Civico (che ha sede a Palazzo Malfitano). Nei locali dell’ex convento dei frati francescani, dove c’è l’attuale Municipio, si trova la biblioteca comunale, che custodisce pregevoli opere.

Chiudiamo con qualche curiosità su Naro: è stata set del film “Il giudice ragazzino” del 1994, che racconta la storia del giudice Rosario Livatino, ma anche de “La scomparsa di Patò”, il film per la tv tratto nel 2010 dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri.

La cittadina compare anche nel libro “Kermesse” e nella raccolta di racconti “Il mare colore del vino” di Leonardo Sciascia, nonché nel romanzo “Il veleno dell’oleandro” di Simonetta Agnello Hornby.

Foto di Rotondo 0 – Own work, CC0.

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