Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di SiciliaFan! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

Il nostro viaggio alla scoperta della lingua siciliana e delle parole siciliane non si ferma mai. Avete mai sentito l’aggettivo nzivatu? Vi sarà capitato almeno una volta di sentirlo o anche di utilizzarlo e oggi vi spiegheremo qual è la sua origine. Mettetevi comodi, perché è una storia veramente interessante.

  • Nzivatu in siciliano: cosa vuol dire e qual è la sua origine.
  • Tutto ha inizio con un verbo e, ancora prima, con una parola latina.
  • Tra modi di dire e usi vari, ancora oggi ricorre spesso.

Origine di nzivatu: tutto inizia dal latino

Quando usiamo le parole siciliane, di rado ci chiediamo quale sia la loro origine. In realtà, dietro ognuno dei termini della tradizione, si cela una storia interessante, che aspetta solo di essere scoperta. Sembra che siano soltanto “lettere”, ma invece non è così.

Prendete, ad esempio, l’aggettivo nzivatu: dai, che lo avete sentito (o usato) almeno una volta. Si tratta del participio passato del verbo nzivari. A sua volta, questo verbo viene dalla parola sivu, originaria del latino sebum. Proprio come il sebum latino, ‘u sivu siciliano è in generale il grasso di origine animale (come di buoi, cavalli, pecore).

Per la prima volta, il termine sivu fa la sua comparsa in siciliano nel 1345, in un documento catanese. Nello scritto – spiega la puntuale Cademia Siciliana – si parla di “Candeli di sivu pinti“. Ma cosa c’entra il grasso con le candele? C’entra, eccome!

In tempi antichi, infatti, con il sivu si facevano le candele, ma anche molte altre cose. Con il tempo, la parola acquisì anche un significato generale, quello di “unto” (meno specifico, quindi). Il verbo nzivari, in passato, si intendeva soprattutto come “passare il grasso sopra qualcosa“. Nell’Ottocento, ad esempio, si metteva il grasso sulle parti dei carri in cui si infilavano le ruote, in modo da farle girare meglio.

Oggi l’aggettivo nzivatu, per tornare all’inizio del nostro discorso, si usa soprattutto per indicare genericamente qualcosa di unto. Certo che, per arrivare a questa definizione, ne abbiamo fatta di strada (o, per meglio dire, ne abbiamo unto di ruote!). Foto: Never EditLicenza.

Articoli correlati