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Durante il suo celebre viaggio in Sicilia, Goethe fece tappa anche ad Agrigento ammirando, tra le altre cose, anche Palazzo Celauro. L’edificio, risalente al XVIII secolo, ha una bella facciata sulla via Atenea, arricchita da balconi barocchi a petto d’oca, con ringhiere in ferro battuto. Vi è anche un interessante portale, con volute ed elementi floreali scolpiti nella calda pietra arenaria locale.

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Correva l’anno 1787 quando Goethe venne ospitato qui. Il soggiorno fu molto piacevole, al punto da lasciare, nel suo “Viaggio in Italia”, una simpatica descrizione della preparazione della pasta fatta dalle ragazze di casa Celauro, una pasta a suo dire buonissima.

Agli inizi del secolo IX anche l’imperatore Giuseppe d’Austria soggiornò a Palazzo Celauro. Per commemorare i duecento anni trascorsi dalla visita di Goethe, è stata apposta nel 1987 una lapide in bronzo.

Mai in tutta la vita ci fu dato godere una così splendida visione di primavera come quella di stamattina al levar del sole – scrisse Goethe in occasione del soggiorno ad Agrigento -. Sull’alto spiazzo dell’acropoli originaria sorge la nuova Girgenti, in una cerchia di sufficiente ampiezza per contenerne gli abitanti.

Dalle nostre finestre lo sguardo spazia sul grande, largo clivo della città antica, tutto giardini e vigneti, sotto la cui verzura chi mai potrebbe supporre alcuna traccia dei vasti e popolosi quartieri ora scomparsi? Solo verso l’estremità meridionale di questo altipiano verdeggiante e fiorito si vede elevarsi il Tempio della Concordia, mentre a oriente stanno i pochi ruderi del Tempio di Giunone.

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