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Pasquale Scimeca, chi è il regista siciliano. Biografia e carriera: dove è nato, quanti anni ha, come è diventato famoso, i film su Placido Rizzotto e Cesare Terranova. Stile e premi ricevuti, tutte le curiosità.

Pasquale Scimeca

Nasce il 1° febbraio del 1956 ad Aliminusa, in provincia di Palermo, quindi ha 66 anni. Dopo gli studi liceali Pasquale Scimeca si trasferisce a Firenze, dove si laurea in Lettere, con una specializzazione in storia contemporanea.

Lavora come insegnante e, nel 1992, lascia l’insegnamento per dedicarsi al cinema (già nel 1989 ha fondato la cooperativa di produzione cinematografica indipendente Arbash Film, con la quale produce un lungometraggio in 16 mm, “La donzelletta”).

Realizza nel 1992 “Un sogno perso“, quindi dirige un anno dopo il suo primo film in 35 mm, cioè “Il giorno di San Sebastiano”. Tra il 1994 e il 1996, Scimeca realizza tre documentari: “Nella tana del lupo“, “L’altra Sicilia” e “Paolo Borsellino“. Con “I briganti di Zabut” ottiene nel 1997 la menzione speciale al Taormina Film Festival e vince il gran premio della giuria al festival Storie di Cinema di Grosseto.

Gli anni Duemila iniziano nel segno del film “Placido Rizzotto“, presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Cinema del presente. La pellicola racconta la storia del sindacalista di Corleone Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia ed è anche presentata al Toronto International Film Festival. Ottiene numerosi riconoscimenti, tra i quali il Premio Fedic al Festival di Venezia.

Nel 2001 Pasquale Scimeca aderisce alla Fondazione Cinema del Presente ideata da Francesco Maselli, e partecipa al film collettivo “Un altro mondo è possibile”, sui fatti del G8 di Genova. L’anno seguente, come membro della Fondazione Cinema del Presente, partecipa al Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, con il documentario “Sem terra” e il film collettivo “Roberto Torelli”. Partecipa anche al film collettivo “La primavera del 2002. L’Italia protesta l’Italia si ferma”.

I film

Scimeca presenta nel 2003 “Gli indesiderabili” al Festival Internazionale del film di Locarno e al Festival Cinema italien di Annecy, dove vince il Premio Sergio Leone. Produce il film “Né terra né cielo” di Giuseppe Ferlito e partecipa al film collettivo “Firenze, il nostro domani”.

Insieme all’Istituto Luce, contribuisce nel 2005 alla distribuzione del film iraniano “Silenzio tra due pensieri” di Babak Payami. Presenta dunque alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di VeneziaLa passione di Giosuè l’ebreo“. Arriviamo così al 2007, anno di “Rosso Malpelo“, film liberamente ispirato alla novella di Giovanni Verga, e del progetto umanitario “Cento scuole adottano mille bambini”.

In questo stesso anno l’ANAC (Associazione nazionale autori cinematografici), presenta il libro bianco “Lo stato delle cose. Vizi privati, pubbliche virtù nel cinema italiano”, scritto da Salvatore Pecoraro, Alessandro Rossetti, Nino Russo e Pasquale Scimeca. Nel testo sono esposti i risultati del finanziamento statale dal 1995 al 2004 alle opere cinematografiche.

Tornando a Verga, nell’agosto del 2008 il regista siciliano presenza nel cartellone della Manifestazioni Verghiane (di cui è anche direttore artistico), l’adattamento teatrale de “I Malavoglia“. Partecipa anche al film collettivo no-profit “All Human Rights for All” realizzato in occasione del 60esimo anniversario dall’approvazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU. Il film è composto da trenta cortometraggi e Scimeca dirige il corto ispirato all’Articolo 26 – Diritto all’istruzione.

Il Giudice T. di Pasquale Scimeca

In seguito, nel 2009, partecipa con “Il cavaliere Sole” alla 66ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Giornate degli autori – Schermo sotto le Stelle. Realizza nel 2012 il cortometraggio “Convitto Falcone”, nel 2014 “Biagio” e, ancora, nel 2018, “Balon”. È del 2022 il film “Il giudice T.”, dedicato alla figura del giudice Cesare Terranova.

“Le commemorazioni da sole servono a poco. Si fanno tanti bei discorsi, si depositano i fiori, ma poi tutto finisce lì. Il vero senso della lotta culturale alla mafia è instillare la conoscenza. È per questo che ho voluto fare un film sul giudice Terranova: per farlo rivivere, per dare una visione ai giovani”, racconta Pasquale Scimeca in un’intervista a Repubblica.

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