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Cesare Terranova, chi è il giudice ucciso dalla mafia insieme a Lenin Mancuso. Biografia: dove è nato, come è stato ucciso. Carriera in magistratura e politica l’attività contro il crimine organizzato, le indagini e i riconoscimenti. L’omicidio, il processo e le condanne.

Cesare Terranova

Cesare Terranova nasce a Petralia Soprana, in provincia di Palermo, il 15 agosto 1921. Muore il 19 giugno 1979. Entra in magistratura nel 1946: inizialmente destinato alla Pretura di Messina, viene poi trasferito alla Pretura di Rometta. A soli 26 anni assume la reggenza dell’Ufficio e lo dirige per i successivi 5 anni, mettendo fin da subito in evidenza elevate doti umane e professionali.

Alla fine del mese di maggio del 1951 partecipa agli esami per la promozione ad aggiunto giudiziario, quindi chiede, nel 1953, di essere trasferito al Tribunale di Patti, richiesta che viene accolta. Vi rimane fino al dicembre del 1958. L’11 dicembre 1958 Cesare Terranova prende possesso delle nuove funzioni di Giudice Istruttore presso il Tribunale di Palermo.

Nel capoluogo siciliano si occupa di molti e delicati processi per associazione a delinquere, in particolare quelli di natura mafiosa. Riceve nel 1968 la promozione a magistrato di Corte d’Appello, cui segue nel 1971 la nomina a Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, dove prende possesso il 14 giugno 1971.

Il mandato parlamentare

Ricopre queste funzioni per circa un anno, quindi su sua richiesta viene collocato fuori ruolo nel marzo del 1972, per mandato parlamentare. Diviene deputato il 25 maggio di quell’anno. Alla fine del secondo mandato parlamentare, Cesare Terranova non presenta la propria candidatura alle elezioni politiche del giugno del 1979.

Chiede di rientrare in magistratura e di ritornare ad esercitare la sua funzione di magistrato a Palermo. Nel luglio 1979 il Consiglio Superiore della Magistratura nomina Cesare Terranova Consigliere di Corte d’appello a Palermo.

Quell’anno si è aperto con gli omicidi di Mario Francese, Michele Reina e Boris Giuliano. Il rientro in magistratura di Terranova fa seguito alla intensa attività dello stesso, contraddistinta da iniziative adottate contro la mafia in qualità di componente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia.

Omicidio di Terranova e Mancuso

Cesare Terranova viene ucciso il 25 settembre del 1979. Intorno alle ore 8,30 del mattino, una Fiat 131 di scorta arriva sotto casa del giudice a Palermo per portarlo al lavoro. Cesare Terranova si mette alla guida della vettura e accanto a lui c’è il maresciallo di Pubblica Sicurezza Lenin Mancuso.

L’auto imbocca una strada secondaria, trovandola inaspettatamente chiusa da una transenna di lavori in corso. Il giudice non fa in tempo a intuire il pericolo. Da un angolo sbucano alcuni killer che aprono ripetutamente il fuoco con una carabina Winchester e delle pistole contro la Fiat 131.

I killer danno al giudice anche  il colpo di grazia, sparandogli a bruciapelo alla nuca. Lenin Mancuso muore dopo alcune ore di agonia in ospedale.

L’impegno antimafia di Cesare Terranova

Nel corso della sua carriera, il giudice Terranova si occupa di grandi inchieste e processi alle cosche. Durante la prima guerra di mafia rinvia a giudizio numerosi esponenti di diverse famiglie.

La profonda conoscenza del fenomeno mafioso e del tessuto sociale in cui lo stesso operava, di cui il magistrato era divenuto depositario grazie al proprio lavoro, lo porta, il 22 aprile del 1964, ad essere audito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della mafia in Sicilia.

Con la sua attività, Terranova è anche stato in grado di comprendere e intuire la potenza militare e la forza di espansione delle famiglie mafiose di Corleone. Esercita il mandato parlamentare nella VI e VII legislatura e ricopre diversi incarichi, tra i quali quello di membro della Commissione Giustizia e della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia.

Proprio nell’impegno profuso nella Commissione d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia è possibile ritrovare i tratti più rappresentativi della sua figura e del suo valore morale e professionale.

Indagini e processi

In seguito all’omicidio di Cesare Terranova, gli inquirenti si dirigono subito verso Luciano Leggio, più volge inquisito e processato dal giudice Terranova. La moglie del magistrato, Giovanna Giaconia, nell’immediatezza dell’omicidio, riferisce agli inquirenti due episodi narrati dal giudice a comprova dell’odio nutrito da Luciano Leggio nei suoi confronti.

Il primo processo per l’omicidio del giudice Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso inizia a Reggio Calabria nel 1982. Leggio è l’unico imputato quale mandante del duplice omicidio. Nel febbraio del 1983 la Corte d’Assise di Reggio Calabria assolve l’imputato per insufficienza di prove.

Una sentenza della Corte di assise di appello di Reggio Calabria, il 21 luglio 1986, conferma il provvedimento di primo grado. La pronuncia diviene definitiva il 10 maggio 1988, in seguito al rigetto dei ricorsi da parte del Supremo Collegio.

Un secondo procedimento per l’omicidio di Cesare Terranova viene avviato nei confronti di Michele Greco, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò e altri membri della Commissione provinciale, in seguito alle dichiarazioni di Tommaso Buscetta raccolte da Giovanni Falcone.

Sentenze

Una sentenza del 1989 proscioglie tutti dall’imputazione di aver “prestato il proprio necessario assenso preventivo così come richiesto dalla prassi mafiosa, a che Luciano Liggio facesse eseguire ai sui sicari, non ancora identificati, l’assassinio del magistrato Cesare Terranova”.

In seguito a nuove prove, il Pubblico Ministero nel 1997 chiede al Gip di revocare il proscioglimento di Michele Greco, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Antonino Geraci, Francesco Madonia, e Giuseppe Calò. Il Gup di Reggio Calabria revoca il disposto proscioglimento e con sentenza  2000 la Corte di assise di Reggio Calabria dichiara gli imputati colpevoli del reato ascritto e li condanna alla pena dell’ergastolo.

La Corte di assise di Reggio Calabria conferma la sentenza di primo grado il 13 dicembre 2001. Questa sentenza diventa definitiva il 7 ottobre 2004.

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