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Il governo regionale ha dato il via libera per la proposta d’acquisto della ex cava di pomice di Lipari. Lo ha deliberato la giunta, su proposta del presidente Nello Musumeci. Diventa concreta, così, l’azione di recupero e riqualificazione del sito minerario, per restituire il sito alla fruizione della comunità isolana e dei turisti.

La Regione acquista l’ex cava di pomice di Lipari

Da tempo si parla della possibilità di dare nuova vita all’area dell’ex cava di Pomice. Un sito che racconta la storia di Lipari, ma anche di tutte le Isole Eolie. Adesso, con la proposta di acquisto da parte della Regione Siciliana, il complesso immobiliare potrà essere recuperato e riqualificato.

Le Isole Eolie sono famose in tutto il mondo per i loro paesaggi, caratterizzi da alcuni elementi che li rendono subito riconoscibili. Le cave di pomice di Lipari, ad esempio, sono uno di quei paesaggi, subito riconoscibili per il loro candore.

La pomice viene impiegata in molti modi. Lo sfruttamento vero e proprio ebbe inizio nel V secolo a.C., in corrispondenza dei primi insediamenti. Nel 1781, Deodat De Dolomieu nel 1781 definì l’isola di Lipari “immenso magazzino che fornisce la pomice a tutta l’Europa“.

Dopo un dibattito durato a lungo, in merito alla riqualificazione delle vecchie cave di pomice, la Regione ha trovato la copertura finanziaria necessaria, pari a 4,5 milioni di euro. Secondo le stime dei dipartimenti regionali dell’Energia, Tecnico e dei Beni culturali, si potrà così avviare il piano di sviluppo per il recupero delle aree e la valorizzazione.

Nell’ex complesso produttivo potranno sorgere il Museo della pomice e il Parco geominerario. Il presidente della Regione Siciliana, nello Musumeci, ha detto: «Il governo regionale conferma il proprio impegno perché l’antico patrimonio storico dell’estrazione della pomice e dell’ossidiana sull’isola, di rilevante valore, non si disperda, ma anzi venga adeguatamente tutelato e valorizzato».

«Il prossimo passo sarà l’atto notarile e poi via all’affidamento dei progetti: quello contro il dissesto dell’area e quello dello spazio museale. Si tratta di una delle più importanti operazioni di recupero ambientale e di archeologia industriale». Foto: kuhnmiLicenza.

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