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La storia dell’antico popolo dei Siculi viene fatta risalire al XV secolo a.C.
Si dice che il loro nome derivi da quello del re Sikelòs, che diede poi nome all’intera Isola.

Secondo Dionigi di Alicarnasso, i Siculi essi erano autoctoni, drappelli di cittadini provenienti dalle antiche popolazioni italiche aborigene. Questa ipotesi è avvallata anche dagli storici moderni, mentre alcuni sostengono che fossero di origine indoeuropea.
Secondo lo storico Diodoro Siculo, i Siculi occuparono la parte orientale dell’Isola, dopo che i Sicani l’ebbero abbandonata in seguito all’eruzione dell’Etna. Tucidide attesta la presenza delle popolazioni Sicule, precedentemente all’arrivo dei troiani; per Virgilio e Plinio il Vecchio, i Siculi arrivarono in Sicilia dal Lazio, nel XV secolo a.C., storia supportata anche da Dionigi di Alicarnasso, che li ritenne i primi veri abitanti della zona su cui poi sorse Roma, come testimoniarono poi le tombe rinvenute presso Cantalupo nel Sannio e Corneto Tarquinia.

Paolo Orsi fu il primo storico ad accertarsi della correttezza di tale fonti, istituendo, dal 1889 al 1895, numerosissime campagne archeologiche, che posero le basi per lo studio delle popolazioni preelleniche della Sicilia. Secondo lui, la vita pre-ellenica dell’Isola è divisibile in ben quattro fasi:

·        Periodo Litico (presiculo), confermato dagli insediamenti trovati in zona di Palazzolo Acreide, S. Panagia, Tremilia, e Cava del Filosofo. Questo periodo è caratterizzato da grotte naturali ad uso abitativo, ed è probabilmente anche il periodo caratterizzato dalla produzione dei primi attrezzi di silice e ossidiana.

·        1º Periodo Siculo (eneolitico) confermato dalla necropoli di Melilli, di Bernardina, e di Cava della Signora (Castelluccio). Qui, sono stati rinvenuti i primi esempi di vasellame: anse, vasi mono e bicromici; e poi ciottoli ad uso di pendaglio e tombe a forno.

·        2º Periodo Siculo (eneo). Presso la necropoli del Plemmirio, del Molinello, della Tomba di Milocca, di Pantalica e di Thapsos, vengono portati alla luce i primi interessanti resti in bronzo e le decorazioni a stecco, camere funerarie a forma di tholoi, e decorazioni di tipo geometrico.

·        3º Periodo Siculo (del Ferro), caratterizzato da un primo inizio di industria ceramica locale, come confermano i numerosi reperti rinvenuti presso le necropoli di Pantalica, di Tremenzano, e del Finocchito.

Secondo Dionigi di Alicarnasso, la città di Roma avrebbe avuto come primi abitatori indigeni dei barbari siculi successivamente espulsi dagli Aborigeni, con l’aiuto dei Pelasgi. I Siculi si sarebbero così dunque rifugiati in Sicilia, e gli Aborigeni si sarebbero estesi sino al fiume Liris, assumendo il nome di Latini. Un quartiere di Tivoli, che ancor oggi conserva il nome di ‘Siciliano’, sembra possa aver avuto origine sotto i Siculi.

La seconda ipotesi vede i Siculi di origini liguri, secondo quella che è l’idea di Filisto. Sembrerebbe, che i liguri possano essere stati coloro che, secondo Tucidide e Dionigi di Alicarnasso, avrebbero spinto le popolazioni sicane dall’Iberia, in Sicilia. Questa ipotesi è stata sostenuta anche da Stefano di Bisanzio e da Silio Italico. Queste affermazioni troverebbero seguito, anche presso gli storici moderni, da nomi di città come Erice, Segesta ed Entella, in Liguria.

Un’altra ipotesi, vedrebbe i Siculi come ‘Popoli del mare’, appartenenti cioè a una sorta di confederazione di predoni, che navigavano e razziavano il Mar Mediterraneo. Alcuni di questi definiti con il nome di Šekeleš, sono stati messi in relazione con la Sicilia e i Siculi, ma potrebbero identificarsi anche con i Sicani. Secondo alcuni studiosi, i Siculi erano una delle tante tribù che occupavano la Sardegna, in seguito giunsero in Sicilia per fondare delle colonie.

Di loro si sa che praticavano la caccia e la pesca, e che poi impararono a dedicarsi anche all’agricoltura, prevalentemente d’orzo e fava, e alla pastorizia, legata anche ad attività manifatturiere quali la cardatura e la concia delle pelli. In seguito, i Siculi di dedicarono al commercio, sempre più vivo e organizzato, di ciottoletti, vasi lavorati, strumenti in selce e ossidiana. I rinvenimenti archeologici ci danno alcuni indizi anche sul tipo di organizzazione sociale e politica, probabilmente legato inizialmente ad un sistema di coltivazione della terra di tipo comunitario.
Nel Bronzo Tardo, le popolazioni autoctone si organizzarono in ‘centri egemoni-centri satellite’, parte di una struttura sociale caratterizzata da un’economia centralizzata. Con l’arrivo dell’Età del Ferro, iniziarono ad apparire le prime tombe monocellulari (come risulta evidente presso Pantalica), che potrebbero far supporre la nascita di una proprietà privata della terra.
Con l’aumentare degli scambi commerciali, è possibile che la società si riorganizzò in modesti gruppi patriarcali alla presenza di un capo, come attesta anche l’Anaktoron di Pantalica.

Autore | Enrica Bartalotta