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Nascere, vivere, essere bambini nel passato. E da bambini, come accadeva di frequente, lasciare la vita e allo stesso tempo rimanervi aggrappati in forma di piccole mummie, perché in Sicilia la morte abbraccia la vita e viceversa.

Lo studio alle Catacombe dei Cappuccini

Sui bimbi custoditi alle Catacombe dei Cappuccini di Palermo, ma anche sull’infanzia nel passato e sulla percezione dei visitatori di oggi sull’esposizione delle piccole mummie è incentrato il progetto biennale che abbraccia scienza, arte, cultura e formazione, promosso dall’Arts and Humanities Research Council, che ha stanziato 70mila sterline.

A condurre le ricerche sono Kirsty Squires, bioarcheologa dell’università inglese di Staffordshire, e l’antropologo Dario Piombino-Mascali, conservatore delle Catacombe dei Cappuccini e direttore del Progetto Mummie Siciliane, affiancati dai tecnici radiologi Mark Viner e Wayne Hoban e da Robert Loynes, medico e docente onorario all’università di Manchester. Sotto la supervisione scientifica della soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo, guidata da Selima Giuliano.

Una miniera di informazioni sulla Sicilia del passato

“Le Catacombe dei Cappuccini rappresentano una miniera inesauribile di informazioni, uno spaccato sulla Sicilia del passato, indispensabile per leggere il presente. Questo studio multidisciplinare e internazionale sui bambini – commenta la soprintendente, Selima Giuliano – permetterà di scoprire e condividere un mondo, quello dell’infanzia, che per molti aspetti non è stato ancora rivelato”.

Per l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà: “Quest’ultimo progetto dell’antropologo Piombino-Mascali, dal 2011 ispettore del nostro assessorato, potrà offrire nuovi e interessanti contributi alla conoscenza di stili di vita, abitudini, alimentazione, malattie, riferibili al periodo in cui i piccoli defunti custoditi nelle Catacombe dei Cappuccini hanno vissuto; si tratta di un’importante iniziativa che ci consente di approfondire i dati in nostro possesso relativamente a un patrimonio storico-culturale unico e ineguagliabile”.

“Ancora una volta la città di Palermo conferma la sua attrattività internazionale grazie a questo progetto di studio biennale che analizza le mummie bambine delle Catacombe dei Cappuccini – commenta il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – luogo ricco di storia, fascino e mistero che attira non soltanto tantissimi turisti, ma anche esperti e studiosi da tutto il mondo. Ringrazio, dunque, coloro che renderanno possibile tutto ciò, contribuendo al cammino di crescita culturale della nostra città, anche attraverso il dono delle illustrazioni che verranno realizzate”.

“Un progetto che incoraggiamo con entusiasmo – commenta il Ministro provinciale dei Cappuccini, Fra’ Salvatore Zagone – perché siamo certi che offrirà un nuovo contributo alla conoscenza storico-religiosa delle Catacombe di Palermo”.

Come si svolge lo studio alle Catacombe dei Cappuccini

La prima fase del progetto riguarda dunque l’aspetto radiografico delle mummie bambine e lo studio dei dati che ne deriveranno, imprescindibili per stabilire stili di vita, patologie, pratiche funerarie e tanto altro. Uno studio completo, mai effettuato prima sui piccoli, e realizzato con metodi rigorosamente non invasivi permetterà di analizzare i resti di 43 bambini vissuti nel XIX secolo.

A queste informazioni si aggiungono quelle reperite negli archivi attraverso un lavoro capillare di ricerca: “Siamo felici di portare avanti un progetto multidisciplinare – afferma Kirsty Squires – che permetterà di fare nuova luce sui bambini le cui famiglie potevano permettersi un processo costoso come era la mummificazione nel XIX secolo a Palermo. Potremo capire molto dell’infanzia in quel periodo: la salute, lo sviluppo, l’identità sociale e perfino il modo di concepire la vita”.

Concepire la vita ieri e oggi: i questionari

E proprio sul cambiamento di percezione dell’esistenza e del suo rapporto con la morte è incentrata la seconda fase del progetto: sulla base dei dati raccolti dalle evidenze scientifiche e dagli archivi, i ricercatori redigeranno un questionario per i visitatori delle Catacombe.

Le risposte ottenute, in forma anonima, verranno pubblicate insieme a tutto il materiale prodotto e serviranno a capire come e attraverso quali modalità, rispetto al passato, è cambiata la percezione dell’esposizione delle mummie bambine.

“Una prassi, quella della mummificazione – afferma l’antropologo Dario Piombino-Mascali – che, come sappiamo, nei secoli XVIII e XIX era ampiamente accettata e diffusa tra le classi più abbienti, perché in qualche modo costituiva un prolungamento del legame tra i genitori e i loro figli scomparsi anzitempo”.

Le riproduzioni delle piccole mummie

Per questioni legate al rispetto dei defunti, alle Catacombe è generalmente vietato scattare fotografie. E, significativamente, molte tra le più suggestive rappresentazioni di questo luogo della Palermo sotterranea sono costituite da dipinti.

La parte culturale del progetto prosegue su questo binario attraverso le illustrazioni dell’artista statunitense Eduardo Hernandez, che riprodurrà le piccole mummie ma anche la vita quotidiana e l’infanzia nei secoli passati.

Tutto materiale che costituirà una grande e articolata istantanea dell’essere bambini dell’età moderna in Sicilia, e che verrà diffuso non soltanto attraverso convegni e pubblicazioni scientifiche. Le scuole e i docenti di tutto il mondo potranno infatti scaricare il materiale gratuitamente – dai risultati delle ricerche alle illustrazioni, ai dati relativi all’infanzia tra Otto e Novecento – sia in italiano che in inglese.

Le illustrazioni, dono alla città di Palermo

Un progetto che lega scienza, cultura, partecipazione e condivisione: gli originali delle opere realizzate da Hernandez verranno, infatti, donati alla città di Palermo e resi fruibili a tutti.

“La condivisione dei dati scientifici come delle illustrazioni relative a un’epoca, dei kit per le scuole come dei questionari è indispensabile – concludono Squires e Piombino-Mascali – perché la diffusione della cultura permette ad altri progetti di germogliare e all’umanità di essere libera attraverso la conoscenza condivisa”.

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