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Mirabella Imbaccari si trova in provincia di Catania e, da oltre un secolo, ha conquistato l’appellativo di “città del tombolo“. Qui, infatti, si lavora il pizzo realizzato con una tecnica estremamente complessa. Una tradizione affascinante, che oggi scopriremo meglio insieme. Cominciamo dal comprendere meglio cosa è il tombolo. Con questo termine si indicano sia il merletto, sia lo strumento utilizzato per realizzarlo. Si tratta di un pizzo fatto a mano molto delicato, in un filo di cotone molto sottile. C’è bisogno di grande abilità, di esperienza e di sapienza. Con degli spilli si fissa su un supporto il disegno del merletto. La lavorazione ha inizio con punti filza, che seguono alcune parti del disegno. Si procede all’intreccio, utilizzando alcuni bastoncini detti “fuselli“. Attorno ad essi si arrotola il filo necessario alla lavorazione. Nelle realizzazioni più complesse, se ne usano anche un centinaio, per quelle più semplici ce ne sono poche coppie. Alla fine del lavoro, il pizzo si stacca dai punti di supporto e si fissa a una stoffa o si utilizza così com’è. Può anche essere utilizzato per coprire grandi superfici.

Mirabella Imbaccari, città del tombolo

A Mirabella Imbaccari c’è una grande tradizione in tal senso. Qui, sulle prime alture dei monti Erei, sorge un paesino di fama internazionale. Il borgo venne fondato nel 1610 dal barone Giuseppe Maria Biscari, che lo chiamò così per il nome della consorte: Eleonora Mirabella. La baronessa Angelina Autieri, moglie di Ignazio Paternò Castello, pensò di promuovere l’antica arte del tombolo come strumento di emancipazione delle donne del paese. Fu lei a fondare, nel 1910, l’Opera del Tombolo, facendo venire da Roma quattro suore dell’ordine di Santa Dorotea per insegnare questa tecnica. Il successo, effettivamente, cambiò la realtà economica di questa località. I merletti vennero esposti in tante fiere internazionali. Oggi, a questa preziosa arte, è dedicato un intero museo, la Mostra Permanente del Tombolo.

Foto di Blahedo  – CC BY-SA 2.5,

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