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A Mumbai, in India, una 13enne è stata messa incinta da un collega del padre. Al settimo mese di gravidanza, i genitori della bambina si sono rivolti alla Corte Suprema per ottenere l'autorizzazione all'aborto. Adesso devono attendere l'opinione richiesta dai giudici a un team di medici che sarà presentata giovedì, come spiega il giornale locale "Hindustan Times".

La vicenda ricorda molto da vicino quella della bimba di 10 anni violentata dallo zio a Chandigarh (India settentrionale), e che due settimane fa ha messo al mondo con un parto cesareo una neonata di 2,2 chili. Ancora una volta a Mumbai si è trattato di un caso in cui la famiglia si è resa conto della grave situazione solo quando la piccola ha cominciato a prendere peso ed è stata visitata da un medico che ha confermato lo stato di gravidanza.

La legge indiana prevede la possibilità che una donna possa abortire al massimo fino alla 20esima settimana, ed è per questo che la Corte Suprema negò in luglio l'autorizzazione per la piccola puerpera di Chandigarh che era addirittura quasi giunta all'ottavo mese. Ma ora attraverso un avvocato i genitori della bambina hanno chiesto comunque di poter procedere all'aborto sulla base di ragioni mediche e psicologiche che potrebbero danneggiarla irreversibilmente.