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Per la prima volta Totò Riina ha deciso di parlare davanti ai magistrati. La sorpresa è arrivata nel processo sulla presunta trattativa stato-mafia, a udienza chiusa, quando la corte stava per lasciare l’aula. È stato a quel punto che il boss ha fatto sapere attraverso il suo legale, l’avvocato Giovanni Anania, che risponderà alle domande. Ad ogni modo, difficilmente le sue risposte porteranno a novità sostanziali.

Il capomafia, tra tutti e 10 gli imputati del processo che vede alla sbarra mafiosi, pentiti come Giovanni Brusca, Massimo Ciancimino, ex politici come Marcello Dell’Utri e Nicola Mancino ed ex ufficiali del Ros dei carabinieri, è l’unico che ha accettato di rispondere in aula. Al termine dell’udienza in cui si sono concluse le deposizioni dei testi del pubblico ministero, il presidente della corte d’assise, Alfredo Montalto, ha chiesto per esigenze di organizzazione del lavoro chi tra gli imputati fosse disponibile a sottoporsi all’esame.

Riina, collegato in videoconferenza dal carcere di Parma, è stato contattato al telefono dal suo avvocato e ha dato l’ok. Il legale lo ha riferito alla cancelliera a processo ormai chiuso. Il boss, come gli altri imputati a eccezione di Mancino e Ciancimino che rispondono il primo di calunnia e concorso in associazione mafiosa, l’altro di falsa testimonianza, è accusato di minaccia a Corpo politico dello stato. Non è stato ancora stabilito quando si terrà l’esame. Intanto il 10 febbraio l’ex ministro dell’Interno Mancino farà dichiarazioni spontanee.