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Antichi stabilimenti di Palermo, il mare di un tempo.

  • Come si andava a mare in passato? In un modo decisamente diverso.
  • Ecco cosa avveniva nel capoluogo siciliano.
  • Scopriamo insieme i vecchi stabilimenti e i primi “Bagni”.

Oggi, quando pensiamo al mare di Palermo, viene subito in mente la spiaggia di Mondello e quella parte di celebre litorale. Ciò che tutti non sanno è che un tempo vi erano anche altri stabilimenti, molto diversi, in tutt’altra parte della città. Per parlare di quei lidi, dobbiamo prima fare una piccola digressione. Nell’Ottocento non c’era per il bagno la stessa considerazione che abbiamo oggi: soltanto verso la fine del secolo apparvero le tinozze, ma erano più legate a una questione terapeutica. Gli stabilimenti pubblici erano, in un modo o nell’altro, sempre collegati alla medicina, come, ad esempio, quelli “idroterapici”. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento divennero di moda anche i bagni a mare. Le modalità di fruizione delle antesignane delle moderne spiagge erano molto diverse da quelle che conosciamo oggi, soprattutto nei primi tempi. Vi erano settori diversi per uomini e donne, i primi costumi da bagno per le donne erano simili a camice da notte e c’era anche l’usanza che le donne si immergessero nel mare dentro uno stanzino chiuso da ogni lato sino a un metro al di sotto del pelo dell’acqua.

Stabilimenti e Bagni antichi a Palermo

Lungo la costa che da Palermo conduceva verso Messina, il primo stabilimento che si incontrava era il “Risorgimento Italiano”, che accoglieva solo donne o coniugi. Procedendo, c’erano lo Stabilimento Trieste-Virzi e lo Stabilimento Delizia-Petrucci. All’Acquasanta c’era lo Stabilimento Idroterapico dei Fratelli Pandolfo, dove scaturiva un’acqua purgativa che, scaldata, serviva anche per le abluzioni. Nell’arenile antistante la cosiddetta Peschiera Reale c’era lo stabilimento bagni di Vincenzo Tramontana. In Vicolo Paternò, c’era il “ Bagno di Nettuno “, in via Quattro Aprile (Kalsa) “Alla Stella“. Nella contrada chiamata Sperone, nel 1928, sorsero lo Stabilimento “Bagni della Salute” e quello “Savoja”. Anche alla Bandita sorsero strutture balneari. Ad Acqua dei Corsari la prima struttura si ebbe nel 1928 e nel 1930 sorse lo Stabilimento “Santa Rita”. Andando avanti con i decenni, nel 1951 nacquero il “Lido Olimpo” e lo Stabilimento “Bagni Italia“. Tutti questi stabilimenti non avevano nulla a che vedere con i moderni lidi.

Lo stabilimento nel tempo

Per avere un’idea di questa pagina di storia, basta leggere quanto scritto da Rosario la Duca, nel 1971, sul Giornale di Sicilia:

«Con la fine della Belle Epoque e l’emergere del nuovo ceto cittadino urbano, anche nel capoluogo isolano si assistette ad una generale massificazione degli usi e dei costumi sociali che non risparmiò nemmeno le pratiche più tradizionali. A partire dal primo ventennio del 900 lo spostamento delle località balneari e la frequentazione degli stabilimenti cominciarono a essere legati anche a momenti diversi della balneazione. Lo stabilimento divenne punto di incontro dove consumare i mutati rituali borghesi, e luogo nel quale era possibile fare il bagno, prendere il sole, praticare sport acquatici, assistere ai primi incontri di boxe e , a sera, sotto una moltitudine di lampade di carta colorata, location per feste e serate danzanti al ritmo di boogie woogie. (…)

Le spiagge più in voga erano ormai quelle di Mondello e dell’Acquasanta dove, come si legge in una guida di Palermo del 1924 “sotto la strada, sull’arena del lido, si costruisce ogni estate un ottimo stabilimento balneare, frequentato da molte famiglie per bene della borghesia e con accanto un discreto restaurant”. Il passaggio dal vecchio al nuovo secolo si fece sentire soprattutto in alcune zone della città dove iniziarono a scomparire alcuni degli stabilimenti storici e altri superstiti divennero luogo di avvicendamento del ceto medio-borghese prima e poi, a partire dagli anni ’30-40 del secolo scorso, di quello più popolare».

Fonti: Santi Gnoffo, “Palermo: Leggende, Misteri, Piaceri” e Adriana Chirco e Dario Lo Dico, “In tempo di bagni, Palermo”.

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