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L’arte dei carretti siciliani è ancora viva, più che mai. La famiglia Federico continua a mantenere viva la tradizione di questo antico mezzo di trasporto che ha saputo diventare, con il tempo, un emblema della Sicilia e della sicilianità in tutto il mondo.

Federico, famiglia di maestri dei Carretti Siciliani

Gli elementi colorati, le scene folkloristiche, il rumore delle ruote. Ogni singolo elemento dei carretti racconta la Sicilia e la sua storia. Oggi, quando ne vediamo uno, pensiamo subito al passato della nostra Isola e a quei tempi in cui non c’erano che questi mezzi, per spostarsi da un luogo all’altro.

Lungi dall’essere una tradizione dimenticata, è più viva che mai. Per la sua importanza, merita di essere ricordata e mandata avanti, come fanno con passione gli artigiani siciliani e le loro famiglie. Tra queste c’è la famiglia Federico, attiva in provincia di Palermo.

A fare conoscere questa attività al grande pubblico, è stata la puntata di Linea Verde dedicata alle Madonie. Il conduttore, Beppe Convertini, è andato a Petralia Soprana a conoscere Salvatore Federico e i suoi figli, cui ha trasmesso la sua arte.

Mimmo Federico, artigiano, ha raccontato che ogni carretto ha un’anima, perché ci lavorano tante maestranze. Per fare un carretto siciliano, infatti, servono il carradore, l’intagliatore, il fabbro che fa le parti in ferro e il pittore. Sia il nonno e il padre di Mimmo hanno insegnato a lui e al fratello il mestiere. Ha conosciuto dei maestri, che lo hanno ispirato, e oggi riesce a fare tutte e quattro le attività delle maestranze.

I disegni dei carretti non sono casuali. Ogni paese, ogni parte della Sicilia ha le sue raffigurazioni e il suo stile tipico. Alle sue parole, si sono aggiunte quelle del fratello, Antonino Federico, che ha spiegato che il protettore dei carrettieri e San Giorgio.

Salvatore Federico, il “re del carretto”

La parola è passata poi al padre, Salvatore Federico, che ha detto: “Li ho cresciuti, sanno fare le cose che facevo io”. Ora ha 74 anni: “Quando vedo lavorare i miei figli con i carretti, sento l’orgoglio”, ha detto, visibilmente commosso. Aggiungendo: “Camminando con i carretti, veniva voglia di cantare automaticamente. Quando si lavorava, non c’era orario: si partiva alle 4 di mattina e si arrivava a San Giuseppe Jato di notte”.

Salvatore ricorda nitidamente quando sfilava per le strade del quartiere su uno dei carretti realizzati da lui. La gente ammirava moltissimo la sua arte, al punto da averlo soprannominarlo il “re del carretto”.

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