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Le regole economiche di Cosa Nostra prevedono il sostegno assoluto ai carcerati e alle loro famiglie. Come quando Benedetto Capizzi, l'anziano boss di Villagrazia, si fece male in carcere e scattò la solidarietà affinché i parenti potessero andare a fargli visita. Prima le estorsioni bastavano ma poi, blitz dopo blitz, i boss hanno deciso di tornare a fare affari con la droga perché il denaro non era più sufficiente. Scrive "LiveSicilia": 

Pullarà, storico padrino di Santa Maria di Gesù, in carcere c'è finito da tempo. Le microspie piazzate dai carabinieri del Ros di Palermo, che pochi mesi fa hanno smantellato il clan, hanno registrato il dialogo fra Gaetano Di Marco, proprietario di una rivendita di marmi divenuta luogo di summit, e Santi Pullarà, figlio dello storico padrino: “Tre… due e cinquanta” (3.250 euro ndr)”. Erano i soldi che avuto ricevuto da Antonino Macaluso e destinati al padre: “…all’avvocato già glieli ha dati…”. I carabinieri hanno immortalato la consegna del denaro.

La mutua di Cosa nostra vige in ogni mandamento. A Santa Maria di Gesù come a Porta Nuova dove Teresa Marino, moglie del reggente Masino Lo Presti, aveva un gran bel da fare per garantire gli stipendi a vecchi mafiosi. Oppure a Resuttana dove i fedelissimi di Tanino Fidanzati hanno uno stipendio garantito. Stessa cosa in provincia. A Corleone, ad esempio, c'era chi temeva la reazione di Giovanni Grizzaffi, nipote di Totò Riina: “Gli ho detto, io a come stiamo, avanzo questi e gli ho detto e lo zio Sariddu (Rosario Lo Bue, capo mandamento di Corleone pure lui in cella , ndr) lo sa… Oggi domani, esce qualche d’uno, e mi dice a me come siamo combinati?… Picciò voi mi dovete dire io quale risposta gli devo dare a questo cristiano”.

Non ci sono solo pagamenti in denaro. A volte l'aiuto passa anche dalla consegna della spesa. Ecco allora, ad esempio, che la Frescogel di via Tiro a Segno, intestata a Giuseppe Ruggeri finto in cella assieme al suo presunto capo Paolo Calcagno, era uno dei luoghi più frequentati dalle moglie dei mafiosi detenuti. Arrivavano in macchina, entravano nel locale e uscivano con i sacchetti pieni di prodotti surgelati.