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Michele Greco, chi era il mafioso di Cosa Nostra. Dove è nato, perché aveva il soprannome de “il Papa“, latitanza, quando è stato arrestato. Biografia, indagini e processi, condanne, cosa ha fatto, come è morto.

Michele Greco

Michele Greco nasce a Palermo, il 12 maggio del 1924. Cresce tra le borgate di Croceverde e Ciaculli. È il terzo dei 6 figli di Giuseppe Greco (capomafia di Croceverde), detto “Piddu ‘u tenente”, e Caterina Ferrara. La famiglia è protagonista di una faida con parenti che portano lo stesso cognome: il loro capofamiglia è a capo della famiglia mafiosa di Ciaculli ed è padre di Salvatore “Cicchiteddu” Greco.

Tra i due nuclei familiari la faida va avanti a lungo, non senza delitti e fatti di sangue. Il culmine della vicenda si verifica nel settembre del 1947, quando i due clan si affrontano con bombe a mano e mitra nella piazza di Ciaculli: in quella sola occasione si contano cinque morti.

Questi fatti costano al padre di Michele la convocazione da parte degli altri boss della mafia, che lo obbligano a riportare la pace fra i clan. A volere la pace è anche Antonino Cottone, capo della cosca di Villabate. Giuseppe Greco diviene il nuovo capo della cosca di Ciaculli-Croceverde. Nel frattempo, Michele e suo fratello Salvatore entrano a far parte di Cosa Nnostra.

Anni Settanta e Ottanta

Michele Greco assume una posizione determinante nella seconda guerra di mafia. Diviene nel 1974 capomandamento della zona sud-orientale di Palermo, quindi tre anni più tardi si associa a Totò Riina e Bernardo Provenzano. Appoggia la decisione di uccidere il tenente colonnello Giuseppe Russo.

In questo periodo le riunioni di mafia si tengono presso la Favarella, una tenuta nei pressi di quella di Greco. Tutti i discorsi vertono sui Corleonesi, ma nessuno sa che Greco è segretamente in accordo proprio con loro.

Nel 1978 Riina chiede e ottiene l’espulsione di Gaetano Badalamenti e Greco prende il suo posto, Inizia a fare da intermediario tra lo schieramento di Riina e quello di Stefano Bontate. Proprio per questo ruolo da mediatore, ha il soprannome di “Papa“.

Inizia in sordina una guerra. Nella “Commissione” entrano Giovanni Scaduto e Giuseppe Greco “Scarpuzzedda”, che sostituisce Michele Greco come capomandamento di Ciaculli. Michele Greco si ritrova relegato a un ruolo sempre più marginale. Nel 1981 Bontate decide di eliminare Riina, che tuttavia ne anticipa le mosse grazie a Greco che gli rivela il complotto.

Stefano Bontate viene ucciso il 23 aprile di quello stesso anno da due uomini di Greco. A maggio muore anche Salvatore Inzerillo, tradito da uno dei suoi fedelissimi. Nel novembre del 1982 ha luogo il “massacro” alla Favarella, durante il quale vengono uccisi alcuni associati di Michele Greco (caduti in trappola con l’aiuto di Greco), per volere dei Corleonesi.

A questo punto John Gambino, importante esponente della famiglia Gambino di Brooklyn, giunge a Palermo per salvare i superstiti della famiglia Inzerillo dalla furia dei Corleonesi. Anche in questa occasione, Michele Greco ha un ruolo da mediatore (tra Riina e Gambino).

Il nome di Greco compare associato a Cosa Nostra per la prima volta in un rapporto del vice capo della mobile Ninni Cassarà, del 13 luglio 1982. Il rapporto si basa sulle confidenze di un informatore e diviene parte del primo maxiprocesso. Nell’agosto del 1983 il “confidente” libanese Bou Chebel Ghassan lo accusa di aver organizzato l’attentato mafioso che costa la vita al giudice Rocco Chinnici e agli agenti di scorta.

Grazie alle dichiarazioni di Tommaso Buscetta, Greco riceve un altro mandato di cattura per associazione mafiosa ed omicidio. Circa due mesi prima, riceve la sua prima condanna all’ergastolo, insieme al fratello Salvatore, come mandanti della strage Chinnici.

Arresto di Michele Greco

L’arresto di Michele Greco avviene il 20 febbraio del 1986, nell’ambito di una vasta operazione dei carabinieri, finalizzata alla ricerca di alcuni latitanti. Le forze dell’ordine lo trovano in un casolare nelle campagne di Caccamo, dove si nasconde con il nome di Giuseppe Di Fresco. Si chiude così una latitanza durata 4 anni.

Nel giorno dell’11 giugno 1986 Greco si presenta nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, durante un’udienza del primo maxiprocesso a Cosa Nostra, in cui è imputato.

Ammette di aver conosciuto Stefano Bontate ma, per quanto riguarda le dichiarazioni dei pentiti, dice: “Le accuse contro di me sono una valanga di fango. I pentiti usati dalla giustizia sono solo dei criminali falliti che per farla franca non esitano a dire falsità e calunnie”.

E, ancora: “Mi chiamano il “Papa” ma io non posso paragonarmi a loro, neanche a quello attuale, anche se per la mia fede e la mia coscienza pulita posso essere uguale se non superiore a loro. Della mafia so quello che sanno tutti”. Il 16 dicembre del 1987, dopo 638 giorni di dibattito e 35 di camera di consiglio, arriva la sentenza: ergastolo per Michele Greco e altri 18 capimafia.

Anni Novanta e Duemila

Nel febbraio del 1991, Greco viene scarcerato insieme ad altri 39 boss, per scadenza dei termini di custodia cautelare. Torna così a Ciaculli e ai giornalisti dichiara: “Cinque anni di carcere vissuti in assoluto isolamento mi hanno provato moltissimo e se mi chiedete anche solo le mie generalità non sarei in grado di rispondere”. Il 18 settembre 1991 viene arrestato nuovamente.

In seguito all’uccisione del giudice Paolo Borsellino lo rinchiudono prima all’Ucciardone, con il regime del 41 bis, poi al carcere di Pianosa, quindi nel carcere di Cuneo. Arriva poi, nel 1998, il trasferimento nel carcere romano di Rebibbia, per gravi motivi di salute.

Michele Greco muore il 13 febbraio del 2008 all’ospedale Sandro Pertini di Roma: vi si trova da alcune settimane, per un tumore ai polmoni. La Questura vieta funerali solenni e le esequie si svolgono nella chiesa del cimitero di Sant’Orsola, a Palermo. Vi partecipano solo la moglie, il figlio Giuseppe e pochi altri componenti e famigliari.

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