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Gaetano Badalamenti, chi era il boss legato a Cosa nostra. Biografia: dove è nato, processi e condanne, il ruolo nella morte di Peppino Impastato, il soprannome Zu Tano. Dove è morto, quanti anni aveva quando è morto, latitanza e arresto.

Gaetano Badalamenti

Gaetano Badalamenti nasce a Cinisi, il 14 settembre del 1923, in una famiglia numerosa: è l’ultimo di cinque figli e quattro figlie. Il padre muore nell’anno in cui viene alla luce. Frequenta la scuola per un breve periodo, quindi inizia a lavorare come allevatore di bovini all’età di 10 anni.

Bazzica sin da subito gli ambienti della malavita. Arruolato nel regio esercito nel 1941, diserta prima dello sbarco degli alleati in Sicilia. Poco prima della chiamata alle armi, le Guardie campestri di Terrasini lo denunciano per abigeato. In seguito, nel 1946, riceve un mandato di cattura per associazione a delinquere e concorso nel sequestro di persona dell’industriale Vito Zerilli.

Gli Stati Uniti e il rientro in Italia

In seguito ad alcune denunce per omicidio e tentato omicidio, Gaetano Badalamenti decide di partire per gli Stati Uniti e raggiungere il fratello maggiore Emanuele, che ha in Michigan un supermercato e un distributore di benzina. Il tribunale di Palermo lo assolve dall’accusa di omicidio aggravato (per insufficienza di prove) e, per amnistia, anche dall’imputazione di omessa denuncia di armi.

La polizia americana lo arresta nel 1950, come immigrato irregolare, quindi lo rispedisce in Italia. Diviene vicecapo della cosca di Cinisi. La polizia lo arresta nel 1951, per espatrio clandestino e truffa in danno a una società di navigazione.

Torna poco dopo in libertà e si dedica ad alcuni azioni illecite. Si lega in questo periodo ai boss Angelo La Barbera, Rosario Mancino e Salvatore “Cicchiteddu” Greco, insieme a Tommaso Buscetta, Antonino Sorci e Pietro Davì. Diviene anche socio di Luciano Liggio.

Latitanza

Gaetano Badalamenti diviene il capo della cosca di Cinisi nel 1963 e si dà alla latitanza per non comparire dinanzi alle forze dell’ordine per alcuni fatti di sangue. Denunciato più volte, viene assolto nel 1968 per insufficienza di prove nel processo svoltosi a Catanzaro contro i protagonisti della prima guerra di mafia.

Torna a Cinisi dopo 6 anni di latitanza, ma viene inviato al soggiorno obbligato in provincia di Cuneo. Presenta ricorso, lo vince e ottiene il trasferimento a Velletri.

Le proteste del comando dei Carabinieri di Palermo e l’attenzione del giudice Cesare Terranova fanno saltare il trasferimento a Velletri e così viene  spedito prima a Macherio (Milano) e poi a Calcinato. Non smette di mantenere contatti con diversi uomini di mafia. Le forze dell’ordine lo arrestano nel 1971 per associazione a delinquere e traffico di stupefacenti, con Stefano Bontate.

Nei primi anni Settanta Gaetano Badalamenti diventa uno dei principali trafficanti di stupefacenti in Sicilia e mantiene rapporti con diversi mafiosi. A causa di alcuni contrasti con altri boss, fugge in Brasile, temendo di essere eliminato, e soggiorna a San Paolo, senza porre fine ai traffici illeciti.

La fuga in Brasile, arresto in Spagna

Nel corso di un’indagine sul traffico di droga, gli agenti dell’FBI intercettano le conversazioni di Badalamenti in Brasile, il quale parla in codice con un suo associato negli Stati Uniti, riferendosi a spedizioni di cocaina ed eroina. Si sposta anche in Spagna e nel Nord Italia per riorganizzare la controffensiva degli “scappati” alla seconda guerra di mafia scatenata dai Corleonesi e cerca di convincere Tommaso Buscetta a collaborare con lui.

Nel 1984 gli agenti dell’FBI e quelli della polizia italiana e spagnola arrestano Badalamenti a Madrid. Finisce sotto processo a New York, insieme al figlio Vito Badalamenti, nel celebre caso “Pizza Connection“. Il processo dura quasi due anni e si conclude per Gaetano Badalamenti con una condanna a 45 anni di carcere per traffico internazionale di droga ai quali si aggiungono i 15 per associazione mafiosa e 18 mesi per reticenza, mentre Vito è assolto da tutte le accuse.

Il boss trascorre i primi 40 mesi di detenzione nel penitenziario di massima sicurezza di Marion in Illinois. Negli anni Novanta rifiuta di tornare in Italia per il confronto con Tommaso Buscetta. Nel 1994 incontra il maresciallo Antonino Lombardo e il maggiore Mario Obinu, che cercano la sua collaborazione e di riportarlo in Italia. Badalamenti ammette, tra le altre cose, di aver fatto parte di Cosa nostra, con ruoli di vertice.

L’omicidio di Peppino Impastato

Nel 2002 la giustizia italiana condanna Gaetano Badalamenti all’ergastolo, come mandante dell’omicidio di Peppino Impastato, avvenuto il 9 maggio del 1978. Impastato  aveva pubblicamente attaccato Badalamenti e i suoi uomini.

Nella sua famosa trasmissione radiofonica “Onda pazza” a Radio Aut, Impastato deride sia politici sia mafiosi, denunciando quotidianamente i crimini e gli affari dei mafiosi di “Mafiopoli” (Cinisi) e le attività di “Tano Seduto“, soprannome sarcastico e dispregiativo dato a Gaetano Badalamenti. Prima della condanna, il caso di Impastato viene archiviato due volte, nel 1984 e nel 1992.

Morte di Gaetano Badalamenti

Gaetano Badalamenti muore per arresto cardiaco il 29 aprile del 2004 all’età di 80 anni, presso il centro medico federale del penitenziario di Devens nel Massachusetts. È affetto da un tumore che gli provoca gravi conseguenze renali e una epatite. Si chiude tre anni dopo la sua morte il procedimento partito nel 1982 per la confisca dei suoi beni, passati del tutto allo Stato. È sepolto al cimitero di Cinisi, in provincia di Palermo.

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