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Le opere degli artisti israeliani Alon Ohana, Harold Rubin, Avi Yair, Gabby Natan, Nina Sara Meridor, Lihie Gendler- Talmor e Shade Twafra saranno esposte dal prossimo 30 aprile alle ore 19 presso il Museo Civico di Noto (Siracusa), nella mostra Hora, a cura di Daniela Brignone e di Moshe Ben Simon.

Si tratta di una collettiva promossa dall’associazione Italia-Israele di Catania e organizzata dalla I-Design di Palermo che raccoglie e presenta i lavori di varie generazioni di artisti contemporanei: “personaggi già ampiamente affermati nel panorama mondiale espongono insieme a giovani artisti riconosciuti come autentiche promesse per la loro originalita’ espressiva”, afferma una nota.

“Fin dagli albori della creazione dello stato di Israele, la Hora (הורה), la tradizionale danza, è diventata un simbolo della ricostruzione del paese, rispondendo così alle diverse e nuove esigenze che il nascente stato si e’ posto: religioso-etnico, nazionale, sociale e persino ludico. Il nome Hora, pronunciato diversamente in vari paesi, deriva dall’etimo greco χορός (khoros), danza che, coniugato con la forma del greco antico χορεία (khoreia), fa riferimento ad un recinto, adottato in Israele con il significato di cerchio di danzatori aperto a tutti. Israele è sempre stato un territorio dove diversi popoli, identità e idee spirituali si sono incontrati e influenzati a vicenda. Ciascuno di questi apporti culturali ha contribuito, e continua a contribuire, al processo di formazione di un’identità israeliana solida”, spiegano i promotori della mostra.

“La mostra mira a creare ponti fra le culture del Mediterraneo, migliorando la visibilità e la conoscenza – presso il grande pubblico e i media – degli orientamenti artistici israeliani, spesso offuscati da altre eccellenze produttive del paese ebraico, quali l’hi-tech e la medicina. Comunicando meglio le più recenti tendenze dell’arte israeliana presso il pubblico italiano si vuole operare un’azione pedagogico-didattica per forgiare i visitatori ai valori della cittadinanza europea, contribuendo altresì alla maturazione della consapevolezza della necessita’ di una pace stabile fra i popoli del bacino del Mediterraneo”, dice Antonio Danese, presidente dell’AIIS-CT.

“La cultura dell’accoglienza – sostiene Daniela Brignone, curatrice insieme a Moshe Ben Simon della mostra – che è patrimonio della terra israeliana, espressa metaforicamente nella danza, diventa un tema pregnante nell’epoca in cui viviamo, un forte riferimento ad una condizione globale in cui i conflitti e le migrazioni determinano un’instabilità”.