Una glassa croccante, ma quanto basta, che profuma di limone o di anice. Una inconfondibile consistenza che, ad ogni morso, riporta alla memoria ricordi del cuore. È una delle tante magie della pasticceria tradizionale di Sicilia, un’arte antica che, ancora oggi, dà vita a preparazioni la cui fama supera di gran lunga i confini della nostra Isola. Preparazioni eccezionali, come i Taralli Siciliani di cui vogliamo parlarvi oggi. Si differenziano dai “cugini” pugliesi perché sono taralli dolci. In comune hanno una forma di “ciambellina”.
Come capita spesso quando si parla di prodotti tipici, non è facile ricostruirne l’origine. Nell’Agrigentino, ad esempio, si narra che un tale Mago Taibi avrebbe citato i taralli di Piuzzu Lo Bue, un noto pasticciere di Racalmuto, che li avrebbe creati. La particolarità di quei dolcetti risiedeva nell’aroma di limone e nella glassa di zucchero. Venivano serviti nelle osterie, accompagnati dal vino, ma anche in occasione della Festa dei Morti.
I Taralli, infatti, sono particolarmente legati alla festività del 2 novembre. Grazie alla loro bontà, però, si trovano durante tutto l’anno. Ogni famiglia e ogni cuoca ha la sua personalissima ricetta, che include quei “segreti segretissimi” che non vanno rivelati a nessuno. C’è chi li aromatizza al limone e chi con l’anice. Chi usa lo strutto e chi, invece, il burro. A non cambiare mai è la glassa croccante, che li rende uguali ai Tetù e Teio. Tra gli ingredienti, troverete anche l’ammoniaca: serve a renderli ancora più morbidi.
Ingredienti
Procedimento
Buon appetito! – Foto: Daniele Pugliesi – Licenza.