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Foto di Sandro RussoVulcano è un’isola siciliana che si situa al largo della costa di Messina. È costituita interamente da un vulcano, da cui prende il nome, e fa parte del comune di Lipari, nelle isole Eolie.

Così come pensato per l’Etna, i Romani credevano che ivi risiedesse il dio Vulcano (Efesto, per i Greci); che nella caldera aveva la sua fucina per le armi degli dei. Era un modo molto semplice e facile per potersi spiegare l’insolita attività di una montagna mai vista.
Come tutti i vulcani italiani infatti, anche quello di Vulcano, è nato a seguito dei movimenti tettonici della placca africana. Elevatosi per 386 metri sul livello del mare, il vulcano è posto proprio al centro dell’isola, ed è caratterizzato da residui di tipo sabbioso, di pietra pomice, e di pietra ossidiana.
Il Gran Cratere della Fossa è lo sbocco principale; alle sue pendici si trovano altre bocche di fuoco, come Vulcano vecchio, che raggiunge un’altitudine di 500 metri, ed è parte dell’edificio originario, e il Lentia; situato a nord-ovest, è più piccolo ma è da qui che si è sviluppato il grande Cratere della Fossa.

Tramite l’istmo di Vulcano si accede a Vulcanello, un cratere generatosi nel II secolo a.C., insieme all’omonima isoletta. Da quel momento in poi, Vulcano registrerà una lunga fase di riposo, che arriva fino al VI secolo. Si contano poche eruzioni spettacolari ma non disastrose: una nel 1727 e l’altra nel 1736, caratterizzate da lanci di lapilli e cenere sulle isole di Lipari, Salina, Stromboli, e su parte della costa siciliana prospicente. L’eruzione del 1888, durata tre anni, è stata l’ultima del Vulcano, e anche la più spaventosa: caratterizzata dalle cosiddette ‘bombe a croste di pane’, ovvero residuati di lava essiccata e cenere, che sono stati lanciati dal Gran Cratere. Questo particolare evento portò sull’isola un gruppo di ricercatori, tra cui il noto sismologo italiano Mercalli; un’eruzione vulcaniana anticipata da quella freatica del 1886, dovuta a seguito dei riscaldamento dell’acqua sotterranea, per via del contatto con il magma.

A seguito dell’eruzione del 1888, il vulcano è oggi inattivo, ma presenta curiosi e interessanti fenomeni di fumarole, simili a quelle prodotte dal Vesuvio, ed è tranquillamente visitabile senza ingenerare alcun pericolo. L’escursione parte a piedi da Porto Levante, alle pendici del Gran Cratere, per arrivare poi fino in cima, e riscendere dall’altro lato; non è nemmeno necessario un accompagnamento particolare, anche se ovviamente si sconsiglia di avvicinarsi troppo alle fumarole. A media altezza si trova la ginestra, una pianta in grado di adattarsi ai terreni inospitali anche del vulcano Etna. Oltre a sbuffi di vapori e gas, è possibile usufruire di una vera e propria ‘piscina termale a cielo aperto’: sulla spiaggia di Porto Levante infatti, l’acqua e il fango riscaldati sono ottimi per creare impacchi terapeutici, atti a portare sollievo a dolori reumatici e a disturbi della cute: come acne, cellulite, e persino forfora e rughe, perché stimolano la microcircolazione del sangue e, data l’elevata temperatura, aiutano il corpo a liberarsi dalle scorie.

 

Autore | Enrica Bartalotta

Foto di Sandro Russo