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Foto di LelezaffIl comune di Zafferana Etnea sorge in provincia di Catania, entro la zona protetta del Parco dell’Etna.

Zafferana Etna è una delle porte d’accesso al vulcano; sorge a 573 metri sul livello del mare, parallelamente alla costa jonica, ai piedi dei monti Pomiciaro, Zoccolaro e Fior di Cosimo.
Diverse sono le ipotesi avanzate sulle origini del suo nome; alcuni studiosi ritengono che la parola derivi dall'arabo ‘za faran’, che significa ‘giallo’, per l'abbondanza dei giunchi e delle ginestre che popolano i boschi del territorio. Altri invece pensano che le origini della toponomastica siano dovute a parole arabe col significato di ‘contrada ricchissima d'acqua’ oppure ‘fischio del vento’.

L'ipotesi più attendibile è di Gerolamo Boccardo; secondo lui, il nome deriverebbe dalla coltivazione dello zafferano, che qui era industria principale. Questa supposizione è sostenuta dal quadro della Madonna della Provvidenza, realizzato nel 1838 da Giuseppe Rapisardi, in cui è evidente la presenza di un vaso con fiori di zafferano. La parola ‘zafferano’ infatti, secondo alcuni deriva proprio dall’arabo ‘za faran’ ed è arrivata al siciliano e al calabrese con simile pronuncia.

La storia di Zafferana Etnea risale al tempo dell’occupazione romana, quando il piccolo comune fungeva da importante asse viario tra la città di Tauromenium a quella di Katane, costituendo un percorso alternativo alla via Consolare Valeria, sul litorale jonico. Questa strada consentiva lo spostamento dei soldati in tutta sicurezza, al riparo dagli attacchi nemici; inoltre, permetteva di raggiungere i boschi, la cui legna veniva utilizzata per la costruzione delle navi.

Il celebre storico e antropologo palermitano Giuseppe Pitrè, nella sua “Biblioteca delle tradizioni popolari”, cita Zafferana quale luogo di passaggio dei tre santi Alfio, Filadelfo e Cirino, che vennero condotti al martirio, dal preside Tertullo da Tauromenium (l’antica Taormina), il 10 maggio 253; si pensa che la legione prese la strada pedemontana di Zafferana Etnea per giungere così a Leontini (in provincia di Siracusa).
Una piccola parte di questa antica strada lastricata, è ancora visibile presso la contrada Dagalone, dove venne utilizzata, fino al secolo scorso, come mulattiera. Altra testimonianza della presenza dei romani nel territorio, è rappresentata dal ritrovamento di alcune monete battute all’epoca.

A causa dell’eruzioni dell'Etna e dei conseguenti terremoti che ne devastarono la zona, non si hanno reperti storici anteriori al sisma del Val di Noto.
La storia dell'abitato attuale ha origine con la fondazione del Priorato di San Giacomo, un monastero benedettino di cui si hanno notizie certe solo a partire dal 1387. La vita monastica nel Priorato finì nel 1464, ma la chiesa rimase aperta al culto fino almeno al 1677; si pensa che venne probabilmente distrutta dal terremoto del 1693.
Alcuni studiosi sostengono che questo sorgesse sulle fondamenta del piccolo monastero voluto da San Sabino (il 15 ottobre 760), vescovo di Catania, che lasciò la gestione della Diocesi per ritirarsi in un luogo pacifico.

Il primo toponimo della storia di Zafferana sembra essere quello di ‘Cella’, che indicava appunto il territorio di San Giacomo, presso cui sorgeva il priorato. In un documento del 1694, invece, compare per la prima volta il toponimo ‘Zafarana’ che darà poi il nome al paese.

Il 21 settembre 1826, un decreto di Francesco I dispose che i quartieri Zafarana Etnea, Sarro, Rocca d'Api, Bongiardo e Pisano distaccandosi dai comuni di Trecastagni, Viagrande ed Aci SS. Antonio e Filippo, formassero un nuovo comune, dal nome di Zafarana Etnea, poi Zafferana Etnea. A questa nuova area si unirono in seguito le altre frazioni di Fleri (1851) e Petrulli (1951), mentre la frazione Bongiardo divenne competenza, nel 1934, del neo-comune di Santa Venerina.

La Chiesa Madre della Provvidenza è il monumento storico più importante della città. Iniziata nel 1731, è stata più volte danneggiata e ricostruita dopo i molteplici terremoti che hanno caratterizzato l’area. Il prospetto, realizzato nel XX secolo, è in pietra bianca di Siracusa. Al suo interno conserva opere pittoriche di Giuseppe Sciuti, artista zafferanese.
Sono molti i capitelli votivi eretti dalla cittadinanza, sparsi sul territorio comunale di Zafferana, spesso volti a celebrare una scampata tragedia a seguito di un eruzione. Di particolare importanza religiosa e culturale, è il capitello dedicato alla Madonna della Provvidenza, edificato nel 1861.

Esso sorse nel luogo in cui, durante l’erezione del 1792, la colata lavica si arrestò, graziando così il popolo di Zafferana, che stava portando in processione proprio il simulacro della Vergine. I fedeli ne fecero a ricordo un monumento, che ancora oggi ricorda il miracolo attraverso una scritta che campeggia sul timpano; presso l'Altare, è custodito l'originario simulacro della Vergine, opera settecentesca in gesso dipinto. Ogni anno, in memoria del miracolo del 1792, il popolo scioglie l'antico voto pronunciato dagli avi, raggiungendo il simulacro in processione, nel sabato antecedente la seconda domenica di agosto.
Da non confondere con la stele votiva eretta a seguito dell’eruzione del 1992, in contrada Piano dell’Acqua, luogo di processione ogni primo sabato di giugno.

È necessario inoltre prestare una visita anche al Palazzo Municipale. Di elegante fattura ottocentesca, è stato inaugurato il 30 maggio del 2009, dopo un lungo restauro che l’aveva visto gravemente danneggiato dal terremoto del 1984. L’edificio è un gradevole esempio di stile liberty, con cornicione merlato e inserti floreali, e la monumentale scalinata a doppia rampa dell’interno. Sopra il balcone d'onore, uno stucco riprende lo stemma comunale, posto sopra un medaglione su cui è dipinta l'Etna in eruzione.
Nelle sue sale, sono custodite e conservate due importanti opere del pittore Giuseppe Sciuti, a cui Zafferana Etnea diede i natali.

Dalla SP9, si può accedere alla monumentale Villa Manganelli, di proprietà dell'Ente Parco dell'Etna.
Il palazzo, costruito tra il XIX e il XX secolo, era appartenenza della famiglia nobile dei Paternò-Manganelli, di origini catanesi. L’edificio è stato costruito secondo lo stile tipico della Secessione viennese, innalzato su tre piani con corpo centrale avanzato, portale d'ingresso e balconcino d'onore con balaustra a colonnine. Il prospetto posteriore, affacciato a Ovest, presenta di contro un corpo centrale incassato, formando così una sorta di corte dalla quale si accede tramite il parco retrostante. Dopo il recente restauro conservativo, sono stati messi in luce i pavimenti in stile liberty e i soffitti affrescati, opera monumentale dell'architetto Joseph Maria Olbrich.

Di particolare pregio è anche il Parco Comunale di Zafferana Etnea. Oltre al giardino, rappresentato da un intricato percorso di aiuole, arricchite da notevoli esemplari di rose, ortensie, camelie, pini e magnolie, svetta la Villa dei principi Marano; una bella palazzina aristocratica in stile liberty, appartenuta ai discendenti del ramo siciliano dei principi Caracciolo di Marano, oggi sede della Biblioteca Comunale. Nei pressi della palazzina, si trova la voliera, anch’essa in stile liberty, e il ‘Viale degli Uomini Illustri’, simile a quello allestito presso il Giardino Bellini di Catania, con i busti dei personaggi che hanno fatto la storia della città.

Autore | Enrica Bartalotta

Foto di Lelezaff