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Tarantella, il ballo e la melodia della Sicilia. Quando si pensa alla musica siciliana, si pensa anche a questa danza. Un suono della tradizione, che porta indietro nel tempo. Diffusa in tutto il Sud Italia, avrebbe avuto origine nei primi anni del XVII secolo.

  • Tarantella: come è nata e perché si balla.
  • Perché questo ballo si chiama così.
  • Come ballare la Tarantella e i balli siciliani.

Con Tarantella intendiamo tante danze tradizionali e le melodie che gli corrispondono, diffuse in tutto il Sud Italia. Melodie in tempo veloci e vario metro, cui corrispondono danze vivaci, in costumi caratteristici.

Le origini sono molto antiche. Pensate che la prima fonte storica risale ai primi anni del XVII secolo. Da sempre questo ballo è legato al complesso fenomeno del tarantismo pugliese. Si sarebbe, dunque, originato proprio nella provincia di Taranto, per poi diventare emblema di tutto il Regno delle Due Sicilie, nel XIX secolo.

Questo nome, dunque, avrebbe sostituito le denominazioni di tanti balli che già esistevano nell’Italia meridionale: Sicilia, Calabria, Puglia, Campania e Basilicata. In questo modo è diventata la danza italiana più famosa all’estero. Questa “moda” si spiega perché la denominazione viene associata a tanti balli e musiche popolari.

Tarantella perché si chiama così

Il nome deriva da Taranta. Nei dialetti regionali del meridione, questo termine identifica la Lycosa tarentula, un ragno velenoso, diffuso nell’Europa Meridionale. In particolare, si trova nelle campagne di Taranto.

Il ballo della Tarantella si lega in quelle aree, al morso della tarantola. La tradizione, infatti, legava al veleno di questo ragno effetti diversi, a seconda delle credenze locali. Tali effetti andavano da malinconia a convulsioni, arrivando ad agitazione e dolore fisico.

Chi veniva morso (o credeva di essere stato morso), aveva un esagerato dinamismo. Ricorreva, dunque, a rimedi coreo-musicali, particolarmente efficaci durante la festività dei santi Pietro e Paolo. Praticare la danza serviva a provocare l’espulsione del veleno, attraverso il sudore e gli umori.

Non tutte le forme di danza erano, ovviamente, legate a questo fenomeno. Si ballava anche in occasioni pubbliche (festività religiose, pellegrinaggi ai santuari, ricorrenze agricole) e private (matrimoni, battesimi, ecc.) come espressione di religiosità e gioia. Ancora oggi si praticano queste danze della tradizione. Con il tempo, il termine Tarantella poi passato a descrivere tutte le forme di musica e ballo “non colte” del Centro-Sud Italia, incluse quelle siciliane.

Come si balla la Tarantella, ‘u ballettu

In Sicilia la Tarantella è molto diffusa e si danza con costumi tipici davvero molto belli. Ogni provincia ha le sue tradizioni in tal senso.  A seconda della zona della Sicilia in questione, infatti, esistono diversi tipi di tarantelle, strettamente connessi alle tradizioni e alle peculiarità dei territori. Ci sono balli per la vendemmia, balli per il Carnevale, balli per il corteggiamento e per qualsiasi tipo di festeggiamento.

Questo conferma il valore rituale di queste danze, che sono un modo per celebrare, ma non solo. Coinvolgono davvero tantissime tipologie di eventi. Alcune festività, come il Carnevale, ma anche festeggiamenti per il corteggiamento.

La tarantella siciliana si balla quasi sempre in coppia, a differenza di quelle napoletane e pugliesi. Si basa, in generale, sugli stessi strumenti utilizzati nelle altre regioni, soprattutto fisarmonica e tamburello, ma si differenzia per progressivo aumento di intensità del ritmo. Di seguito un elenco dei più famosi e antichi balli siciliani.

  1. Ballu a chiovu, danzato nel periodo della mietitura, tra i contadini.
  2. U roggiu, tipico del periodo della vendemmia.
  3. Fasola della Tubiana, legato al Carnevale.
  4. ‘U nozzu, che veniva eseguito dagli uomini per corteggiare le loro donne, sulle note del canto ‘u toccu.
  5. Lanzet, che risale ai primi dell’Ottocento ed è diffuso nella zona di Tortorici, Messina.
  6. Jolla, nato tra pastori e pecorari.
  7. Contradanza, tipica del periodo di Carnevale. Foto: epantoLicenza.

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