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I fondali siciliani restituiscono tesori.

  • Due anfore romane nel mare di Ustica: il recupero.
  • Facevano parte del relitto della nave romana individuata nei fondali, a 80 metri di profondità.
  • La nave, a 200 metri di distanza dalla costa, è lungo l’itinerario della Falconiera.

Il mare siciliano ha una capacità straordinaria di custodire i tesori del passato, restituendoci ancora oggi importantissime testimonianze della storia della nostra isola. Ancora una volta possiamo parlare di un importante ritrovamento, che ricorda quello avvenuto poche settimane fa nelle acque di Mondello, in provincia di Palermo. Rimaniamo sempre nel territorio del capoluogo, ma ci spostiamo più al largo, per parlare delle anfore romane recuperate a Ustica. Le anfore fanno parte del relitto della nave romana trovata nei fondali, a 80 metri di profondità e 200 metri di distanza dalla costa, lungo l’itinerario della Falconiera. Si tratta di una parte del cospicui carico contenuto nel relitto romano del tipo Dressel 1. Una missione guidata dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana le ha riportate in superficie, dopo tre tentativi andati a vuoto a causa delle condizioni meteo-marine avverse. Ecco i dettagli.

Due anfore romane nel mare di Ustica

L’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, ha spiegato: «Il recupero delle anfore completa questa fase di indagine ed è necessaria ad attribuire una datazione certa al relitto della nave romana su cui la SopMare ha effettuato nei giorni scorsi i rilievi diagnotici necessari affinché possa procedersi alla musealizzazione sul luogo del ritrovamento. Si tratta, ancora una volta di un’importante missione, che ha visto operare in grande armonia e sinergia fra Sicilia e Malta. Sono molti, ad oggi, i ritrovamenti subacquei che testimoniano il grande impegno della Soprintendenza del Mare, che rappresenta un’eccellenza a livello internazionale». Conosciamo meglio le fasi del recupero.

Come è avvenuto il recupero dei reperti

Le due anfore romane di Ustica sono state recuperate grazie  agli altofondalisti del gruppo di Timmy Gambin dell’UniMalta, con gli altofondalisti coadiuvati dal nucleo sommozzatori della Guardia di Finanza e dai sommozzatori della Sopmare. Ai fini della buona riuscita del recupero è stata preziosa la collaborazione del diving Marenostrum e del Comune di Ustica, che ha fornito la massima ospitalità e il supporto logistico. La Soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni, ha aggiunto: «Con quest’attività si conclude un’operazione iniziata nel 2019 con la casuale individuazione di un cumulo di anfore nel mare di Ustica a una profondità stimata in 70 metri e proseguita con l’organizzazione di una missione che, appena due giorni fa ha effettuato le immersioni per effettuare i rilievi in 3D e le necessarie diagnosi. La nave sommersa, una volta circoscritta e individuata con esattezza ad una profondità di 80 metri, verrà musealizzata sul posto per far parte di uno degli itinerari archeologici sommersi».

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