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Un piacere per gli occhi e per il palato, da consumare in religioso silenzio. Tra le tante cose che abbiamo imparato dai romanzi di Andrea Camilleri, c’è anche l’importanza della cucina siciliana. Le ricette vanno rispettate, assaporate e descritte con cura. Nelle opere dello scrittore scomparso il 17 luglio 2019, ci sono tante pagine dedicate al gusto.

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Una festa per chi conosce la cucina dell’Isola e una scoperta per chi non l’ha mai assaggiata. Per onorare la memoria del Maestro, abbiamo pensato di riportavi un passo da “Gli arancini di Montalbano”, con la descrizione dei celebri arancini preparati da Adelina.

Gli arancini di Montalbano

«Gesù, gli arancini di Adelina! Li aveva assaggiati solo una volta: un ricordo che sicuramente gli era trasùto nel Dna, nel patrimonio genetico. Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta. Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico.

Il giorno appresso si pripara un risotto, quello che chiamano alla milanisa (senza zaffirano, Pi carità!), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre. Intanto si còcino i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini ‘na poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, Pi carità di Dio!). Il suco della carne s’ammisca col risotto.

A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell’altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s’infilano in una padeddra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio.

Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano! Montalbano non ebbe dubbio con chi cenare la notte di capodanno. Solo una domanda l’angustiò prima di pigliare sonno: i due delinquenti figli d’Adelina ce l’avrebbero fatta a restare in libertà fino al giorno appresso?» (da “Gli arancini di Montalbano”, Mondadori, 1999).

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