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Asino Ragusano, una razza da tutelare. Un tempo, gli asini erano presenze importanti nelle campagne. Fino a trenta, quaranta anni fa, nel sud Italia era frequente incontrare asini che trasportavano carichi, facevano ruotare macine o trainavano gli aratri. In particolare, in Sicilia appartenevano a razze autoctone come la Siciliana o la Pantesca (o asino di Pantelleria, ormai dichiarato estinto dal Wwf), nel tempo ripetutamente incrociate tra loro e con l’asino di Martina Franca, oppure, in alcuni casi, con l’asino Catalano.

La razza Ragusana è una delle più giovani: solo nel 1953 l’Istituto di Incremento Ippico di Catania riuscì a fissarne alcune caratteristiche tipo. Ha un mantello baio scuro con ventre “di biscia o di cervo”, muso grigio a peli rasati, criniera e coda nere, testa non pesante, profilo quasi rettilineo, fronte larga e piatta, occhi grandi cerchiati di pelo bianco, orecchie ben portate, dritte e di media lunghezza, groppa larga e arti robusti.

Come la maggior parte delle razze locali di asini, oggi anche la Ragusana è a rischio di estinzione: sono rimasti circa un migliaio di capi  L’asino è molto più longevo del cavallo: può raggiungere anche i 45 anni. Forse non è più economico il suo impiego in compiti di fatica nelle campagne, ma ha un’altra valenza poco conosciuta: il suo latte, infatti, ha caratteristiche molto simili a quello umano (non a caso un tempo nelle campagne era consuetudine sostituire il latte della madre con quello d’asina).

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