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Un importante abitante di Pantelleria.

  • L’Asino Pantesco è una razza già nota nel I secolo a.C. e molto diffusa fino a pochi decenni fa.
  • Nasce dall’incrocio tra l’asino selvatico africano e gli asinelli siciliani, in particolare ragusani.
  • Da sempre l’Asino di Pantelleria ha accompagnato le attività dell’uomo sulla “Perla Nera“.

L’Isola di Pantelleria è davvero straordinaria. Un gioiello siciliano nel mare, tanto piccolo quanto ricco di storie da scoprire. Questa isoletta fatta di paesaggi selvaggi e panorami mozzafiato, racchiude secoli di storia e tante curiosità. Oggi vogliamo parlarvi di uno dei suoi abitanti più particolari: l’Asino Pantesco o Asino di Pantelleria. Non ci è dato di conoscere l’effettiva data in cui iniziò a vivere sull’isola, ma la razza sarebbe stata già nota nel primo secolo a.C. Si tratta di un incrocio tra l’asino selvatico africano, cioè “Equus Africanus” e gli asini siciliani, in particolare i ragusani. Conosciamo più da vicino questo grazioso asino.

L’importanza dell’Asino Pantesco

Da sempre, questi animali hanno accompagnato le attività dell’uomo sull’isola di Pantelleria, ricca di luoghi difficili da attraversare e sentieri impervi. Sanno trasportare carichi pesantissimi, mantenendo un’andatura elegante e sicura, difficilmente eguagliabile da altre razze di asini. L’Asino Pantesco è da subito stato un’importante risorsa, apprezzata anche all’estero, poiché robusto e longevo. ‘U sceccu, chiamato anche “sumeri“, veniva usato per piccoli pellegrinaggi al Santuario della Margana o anche per attività come il palio del lago o la “cursa di li scecchi“. E non finisce qui.

L’Asino di Pantelleria ebbe la sua consacrazione su un raro francobollo del 2007, delle Poste italiane, ritraente gli asini “protetti” d’Italia, Se fino a pochi decenni fa era molto diffuso, oggi purtroppo è a rischio. Per questo motivo l’Azienda Forestale Demaniale della Regione Siciliana con l’Ispettorato Dipartimentale delle Foreste di Trapani ha realizzato un progetto per ricostituire la razza pantesca in purezza. Il progetto è partito dalla fine del 2003, presso l’azienda pilota San Matteo di Erice e la collaborazione dell’Istituto Sperimentale Zootecnico per la Sicilia.

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