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Oggi vogliamo accompagnarvi nella scoperta dei Borghi Siciliani da visitare in primavera.

Sappiamo che la nostra isola è bella tutto l’anno e che nel corso delle diverse stagioni assume caratteristiche e connotazioni straordinarie. Quando arriva la primavera, si assiste a un tripudio di colori e profumi, con straordinari paesaggi che assumono sfumature spettacolari.

Per permettervi di godere a pieno di questo spettacolo, abbiamo pensato di suggerirvi 10 borghi siciliani perfetti per una gita primaverile.

Borghi siciliani da vedere in primavera

  1. Salemi (TP). Posta sul sito dell’antica città elima di Halyciae, nell’827 cadde sotto l’egida degli arabi, che la fecero prosperare, probabilmente dando origine al nome Salemi. Sorge in collina, tra le vigne e gli uliveti della valle del Belice, intorno al castello normanno-svevo. Ha un’impronta medievale e si trova al centro della provincia di Trapani. È, tradizionalmente, la “Città dei pani“: la lavorazione dei pani devozionali è una pratica comune a diverse celebrazioni dalla tradizione secolare. Non perdetevi la Festa di San Giuseppe del 19 marco, con “cene” e “altari”.

    Salemi – Foto Salvatore Fazzino

  2. San Marco d’Alunzio (ME). L’antica (Alòntion) greca divenne Haluntium con i Romani, mentre i Bizantini la chiamarono Demenna e i Normanni San Marco. Il nome definitivo arrivò nel 1867. Questi luoghi furono ellenizzati da una popolazione proveniente dalla Grecia, che costruì il mito di derivazione dal nocchiero che accompagnò Enea sulle coste della Sicilia. Sorge nel Parco dei Nebrodi, quindi offre aria pura e vedute mozzafiato con le isole Eolie all’orizzonte. Da provare il kòttabos, un gioco, uno strumento ludico, rinvenuto in una tomba della necropoli del III secolo a.C. e custodito nel museo bizantino-normanno.
  3. Sutera (CL). Il nome deriva probabilmente da Sotéra, accusativo di Sotér, «salvatore», in riferimento al baluardo difensivo rappresentato dal monte e dalle fortificazioni di epoca bizantina; oppure da Sotéira, «colei che salva», attributo della dea Artemide. La Valle del fiume Platani è come un meraviglioso libro di archeologia. Un’antica civiltà, ad esempio, ha lasciato qui i cubuli, sorta di igloo di pietra sparsi nelle campagne e usati dai contadini come riparo per sé, gli attrezzi e gli animali. Il territorio, secondo leggenda, avrebbe visto fiorire un villaggio greco, preceduto da un insediamento preellenico di cui c’è traccia nelle sepolture rinvenute.
  4. Monterosso Almo (RG). Questo piccolo Eden in età normanna si chiamava Lupia (o Casal Lupino), per la presenza dei lupi. In età aragonese è arrivato il nome Mons Almo o Johalmo, mentre il nome di Mons Rubens, cioè Monte Rosso, è arrivato nel 1338, dal Conte Rosso di Messina. Andato completamente distrutto dal terremoto del 1693, è stato ricostruito in cima al monte, a differenza del paese vecchio, che stava sotto. Tra passeggiate nei siti archeologici, escursioni e trekking nella Valle dei Mulini e sul Monte Casasia, offre un perfetto mix tra natura e cultura.
  5. Castroreale (ME). Il centro abitato principale del comune, Castroreale, sorge sul colle Torace, un rilievo dei monti Peloritani nord-occidentali ai cui piedi, presso le sponde del torrente Longano, Gerone II re di Siracusa sconfisse i Mamertini nel 265 a.C. Per quanto riguarda il tessuto urbano, è d’impronta medievale con strade e viuzze strette e ripide, lastricate con una caratteristica pavimentazione in pietra (jacatu nel dialetto locale), che si aprono su piazze-belvedere dalle quali si può godere dei molteplici panorami che si dispiegano tutt’intorno al paese.
  6. Cefalù (PA). Non poteva, naturalmente, mancare una località sul mare, che in primavera risplende e riscalda al sole di Sicilia. Si trova sulla costa siciliana settentrionale, a circa 70 km da Palermo, ai piedi di un promontorio roccioso. Il duomo della città inserito nel sito Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale nel 2015 è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. La rocca di Cefalù, che la domina e insieme al Duomo ne caratterizza il profilo, ne rende il panorama tipico e molto riconoscibile.
  7. Castiglione di Sicilia (CT). Il territorio del comune di Castiglione di Sicilia è stato dichiarato di “notevole importanza pubblica” con decreto regionale 21 giugno 1994. Si trova su una collina sul versante nord dell’Etna, nel bel mezzo della Valle che il fiume Alcantara solca tra Randazzo e Taormina; è uno dei comuni del Parco dell’Etna e del Parco fluviale dell’Alcantara. Dista 50 km da Catania e 60 km da Messina. Altre aree protette sono parte del territorio comunale: Pineta di Linguaglossa, Dammusi, Fascia Altomontana Etna, Contrada Sorbera e Contrada Gibiotti.
  8. Ferla (SR). Quanto all’origine del nome odierno, gli archivi attestano l’uso della forma latina Ferula. Destituita, quindi, di ogni fondamento scientifico la credenza che il nome derivi dalla pianta della ferula, è ormai acclarato da recenti scoperte archivistiche che lo stesso deriva dalla famiglia di origini normanne La Ferla, latino de Ferula. Ferla è la “porta” di Pantalica, distante solo 11 km dalla necropoli rocciosa che, insieme con la città di Siracusa, è dal 2005 «Patrimonio Mondiale dell’Umanità». La necropoli di Pantalica è uno dei più importanti luoghi protostorici siciliani.
  9. Novara di Sicilia (ME). La zona chiamata “Rocca di Novara” è stata inserita nei Siti di Importanza Comunitaria per la sua eccezionale valenza naturalistica. Inoltre, Novara di Sicilia è stata individuata dalla Regione tra le “Città d’arte” ad economia prevalentemente turistica. Tra le attrattive vi è il percorso dei mulini ad acqua. Nel borgo, infine, si è avviato da qualche tempo il recupero delle lavorazioni artigianali (scalpellini, ebanisti e fabbri) che erano state abbandonate.

    Caccamo – Foto di Cris Prav

  10. Caccamo (PA). Particolare importanza ha il vicino Monte San Calogero. Caccamo si trova a circa 10 km dal mare del golfo di Termini Imerese. Sono incerte le origini e la storia del paese, dato che pochissimi sono i documenti storici a cui attingere per le informazioni sulle origini. Si presume che il primo impianto urbanistico sia stato realizzato dai Cartaginesi, rifugiati nel paese dopo che Himera (nelle vicinanze dell’attuale Termini Imerese) era stata distrutta da Gelone, tiranno di Siracusa. Ma sono state trovate anche successive tracce bizantine. In seguito, nel 1094, Caccamo fu affidata ai Normanni, concessa in feudo a Goffredo de Sageyo.

Foto in evidenza di Andrej Antipin

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