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Le misure adottate per la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus hanno suscitato qualche scontento, poiché secondo alcuni sarebbe ancora troppo restrittive. A supporto della decisione di aprire in modo molto graduale, però, ci sono i numeri riportati dalla relazione tecnica consegnata al Governo dall’Istituto superiore di sanità e dal Comitato tecnico-scientifico.

Secondo gli esperti una riapertura totale porterebbe ad un veloce collasso delle terapie delle terapie intensive con una stima di 151 mila ricoveri già a giugno.

Anche un minimo aumento dell’indice di contagio R0 sopra il valore 1 «avrebbe un impatto notevole sul Sistema sanitario nazionale» e che, dunque, «è evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto».

Le previsioni e gli scenari

Nel peggiore degli scenari si prevede che, a fronte di una riapertura delle attività quasi generalizzata (incluse le scuole), l’indice di contagio R0 tornerebbe a posizionarsi sopra il valore 2 e le terapie intensive raggiungerebbero la saturazione entro poco più di un mese, l’8 giugno. I numeri dei ricoveri nelle rianimazioni tornerebbero cioè ad essere insostenibili, ha spiegato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Per questo gli scienziati hanno consigliato di adottare un approccio a passi progressivi, che punti molto anche sui comportamenti individuali: «L’utilizzo diffuso di misure di precauzione (mascherine, igiene delle mani, distanziamento sociale), il rafforzamento delle attività di tracciamento del contatto e l’ulteriore aumento di consapevolezza dei rischi epidemici nella popolazione – affermano infatti gli esperti – potrebbero congiuntamente ridurre in modo sufficiente i rischi
di trasmissione» del virus.

«Riaprire le scuole innescherebbe una nuova e rapida crescita dell’epidemia di Covid-19».  Al contrario, si legge nel documento, «Nella maggior parte degli scenari di riapertura dei soli settori professionali, in presenza di scuole chiuse, anche
qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica, il numero atteso di terapie intensive al picco risulterebbe comunque inferiore alla attuale disponibilità di posti letto a livello nazionale, circa 9mila».

In altri termini, riaprendo solo determinate attività professionali, anche nell’eventualità di una ricrescita dei contagi le terapie intensive reggerebbero. In particolare, si legge, gli scenari compatibili con il mantenere l’indice di contagio R0 sotto la soglia 1 sono dunque quelli che considerano la riapertura dei settori Ateco legati a edilizia, manifattura e commercio, e assumendo una efficacia della protezione delle prime vie respiratorie nel ridurre la trasmissione del Covid-19 del 25%.

Le stime dal modello, comunque, richiedono un «Approccio di massima cautela per verificare sul campo il reale impatto». Per questo, tra i suggerimenti c’è anche quello di «Considerare magari una riapertura parziale delle attività lavorative, ad esempio al 50%».

Per quanto riguarda le mascherine, nel documento si fa riferimento a «incertezze sull’efficacia del loro uso per la popolazione generale» dal momento che su tale aspetto le evidenze scientifiche sono «limitate». Nonostante ciò, sono però considerate una delle “variabili determinanti” per contenere il valore dell’indice di contagio.

I modelli previsionali, elaborati dall’Iss, Ministero della Salute, Fondazione Bruno Kessler e Inail, sono «funzionali a supportare l’individuazione di scenari possibili per le prossime settimane in Italia».

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