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Entrare nelle Fornaci Maiorana di Palermo è come compiere un viaggio nel passato, all’interno di uno dei migliori esempi di archeologia industriale della città, salvato dall’abbandono. Questo luogo racconta quei tempi in cui operai e “carusi” spaccavano la pietra, in condizioni estreme: con i picconi spaccavano la calcarenite, da cui poi ricavare la calce.

Le Fornaci Maiorana sono state realizzate nel 1945 nell’area denominata Feudo Barca, che all’epoca era di proprietà del principe di Belmonte. L’impianto si trovava su un’area di circa 3mila metri, sopra una pirriera, cioè una cava di calcarenite. È costituito da due fornaci per la produzione della calce viva e da un frantoio per gli inerti e si articola su tre livelli, compresa un’ampia parte sotterranea.

Le fornaci erano alimentate al secondo livello, più in basso, mentre il terzo livello, scavato nella roccia, serviva per raccogliere la calce in piccoli carrelli metallici su rotaia. Questi poi, con gli elevatori, venivano riportati fuori sino al livello del suolo. Rimasero attive fino al 1968. Con l’avvento del cemento armato, infatti, l’uso della calce si ridusse sempre di più e non furono più utilizzate. Dopo la dismissione, gli eredi della famiglia Maiorana hanno affrontato lunghi lavori di restauro, restituendole alla città.

Come abbiamo anticipato, le Fornaci Maiorana di Palermo rappresentano un prezioso esempio di archeologia industriale. Questa disciplina studia tutte le testimonianze inerenti al processo d’industrializzazione fin dalle sue origini, al fine di approfondire la conoscenza della storia del passato e del presente industriale.

Foto pagina Facebook Antiche Fornaci Maiorana

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