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È stato restituito alla città il porticciolo di Sant’Erasmo di Palermo, dopo un intervento di riqualificazione che lo ha sottratto al degrado. Un recupero che era un’urgenza, per integrare i pescatori in un’area finalmente dignitosa, per riqualificare un angolo rilevante e delicato come quello che si allunga fino a Villa Giulia.

Dal punto di vista simbolico è un intervento importante, perché affronta contemporaneamente un nodo come quello dell’utilizzazione delle zone costiere urbane, e lo fa secondo la definizione di “porto di città”: uno spazio pubblico aperto, che rispetta la memoria originaria e la storica funzione di piccolo porto per i pescatori.
Sant’Erasmo rappresenta un grande dispositivo di collegamento con la parte della città che possiede maggiore potenziale, maggiore energia cinetica inespressa: la costa sud, il territorio dell’oltre Oreto.

Il Progetto

L’intera aerea di progetto è stata restituita alla piena pedonalizzazione. Con la demolizione del distributore di benzina, attualmente sul marciapiede di via Messina Marine, ci sarà spazio per un tratto di strada destinato alla pista ciclabile che sarà riconnessa a quella del Foro Italico.

La quota del calpestio della via Padre Messina è stata connessa a quella del giardino del Foro Italico, attraverso una superficie verde: qui il traffico sarà limitato solo ai mezzi di servizio e in ingresso all’edificio di Padre Messina. La configurazione planimetrica di Sant’Erasmo è morfologicamente scomponibile in due insenature: il porticciolo, ovvero la parte settentrionale, e il porto, un secondo tratto, il principale, sulla via Messina Marine.

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II progetto ha riconnesso fisicamente il porticciolo e il porto attraverso un percorso pedonale, lungo il muro di confine, lato mare, dell’edificio di padre Messina, realizzando in tal modo un’unione anche pedonale in grado di riattivare la passeggiata costiera.

Gli Interventi a Sant’Erasmo

Dal punto di vista architettonico si è trattato di un intervento semplice con edifici volutamente decontestualizzati. Quello più grande è una sorta di nave ancorata nel porto, la cui differenza lessicale rispetto all’immobile di padre Messina è evidente. C’è poi un grande intervento a volume zero realizzato con il riutilizzo dei materiali originali, con le vecchie basole o con il riuso di un materiale antico come il Billiemi per tutte le nuove pavimentazioni.

Un intervento minimale che vede nel verde un elemento importante: è stata, infatti, decuplicata la quantità di verde e alberatura. Una nuova scala, modificata nella posizione e nella dimensione, connette ora la passeggiata del Foro Italico con il porticciolo e la sua spiaggetta. È stato demolito il padiglione De Ciccio, in uso al Convento di Padre Messina. L’edificio è stato sostituito da un altro di minor impatto volumetrico e destinato a sede di un ristorante, di una club house e di uno spazio polivalente.

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La demolizione delle recinzioni comporta la riapertura alla pubblica fruizione dello spazio interstiziale tra il nuovo edificio e il complesso di Padre Messina. Sul fronte meridionale, ecco un piccolo padiglione che ospiterà attività diversificate e un mix di funzioni non legate esclusivamente al food: una sorta di piccolo urban centre della costa urbana in cui presentare progetti e iniziative legate allo sviluppo dell’area sul bordo del mare.

II limite d’intervento, che corre parallelo al confine meridionale del bacino del porto, è stato definito da un giardino e da un sistema di verde utile a schermare lo stato fatiscente degli edifici sullo sfondo. Anche il tratto meridionale che limita l’invaso del porto è stato trasformato in uno spazio green con l’aggiunta di terreno vegetale.

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