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Il mito di Piramo e Tisbe rappresenta una versione mediterranea della storia di Romeo e Giulietta. Per raccontarlo, bisogna anzitutto partire dal gelso, pianta magica, legata all’amore. La storia di questi due sfortunati amanti si sviluppa nella zona mediterranea, quasi certamente quella di Ragusa, ed è stata raccontata da Ovidio.

I genitori sono contrari alla loro unione e possono incontrarsi solo di nascosto, sbirciandosi attraverso una fessura. Un giorno si danno appuntamento nottetempo, nei pressi di un albero dalle bacche bianche.

Lei esce con il volto coperto da un velo e incontra una leonessa con il muso imbrattato di sangue, poiché ha appena divorato un bue. Tisbe non lo sa, si fa prendere dal panico e perde il velo mentre fugge. Il felino non vuole aggredirla, ma si mette a giocare con quella stoffa che lei ha perduto.

Piramo si dirige al luogo dell’appuntamento e scopre quel velo, quindi avvista la leonessa intenta a dissetarsi in una fonte. Subito pensa che la leonessa abbia ucciso la sua amata e si uccide con un pugnale.

Tisbe esce dal nascondiglio che aveva trovato e trova Piramo riverso in una pozza di sangue. Decide che vuole morire anche lei. Si dà la morte con lo stesso pugnale ed è allora che si compie un miracolo: le bacche bianche si colorano di rosso, come il sangue versato da quell’amore.

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