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Il limone, da intendere sia come frutto che come albero, è un indiscusso simbolo della Sicilia. Con il suo colore giallo e solare è diventato un sinonimo dell’isola in tutto il mondo. Si tratta di un agrume straordinario, ricco di proprietà, che può impiegarsi in diversi modi. Oggi scopriremo insieme la sua storia, dalle origini ai giorni nostri. Non vi sono molte certezze sugli inizi.  Pare che già nel 2000 a.C vi fosse una popolazione che conosceva il limone nella valle dell’Indo, oggi Pakistan. Molte testimonianze lo descrivono come originario dell’Asia Orientale (territori di Cina, India, Birmania). Apparve poi in grecia, come Mela della Media (Iran occidentale), nel V secolo a.C. Alcuni ritrovamenti nella zona degli scavi di Pompei lasciano pensare che si conoscesse già in epoca romana. Anche Virgilio ne scrisse, indicandolo come antidoto contro i veleni. I romani, tuttavia, non ne gradirono molto il sapore acre e acido, quindi si persero le tracce del suo uso. Il limone fu riscoperto nell’anno Mille, quando gli arabi lo sfruttarono per uso alimentare e terapeutico. Così lo diffusero insieme ad altri agrumi nel Medio Oriente. Fra XI e XII secolo i crociati e i pellegrini, di ritorno dalla Terra Santa, portarono alberelli di limone nel Sud dell’Italia. L’agrume, grazie alla vocazione mercantile di Amalfi, arrivò in altri territori della penisola e venne utilizzato per diversi tipi di ricette.

Il limone in Sicilia

In Europa la prima coltivazione di limoni sarebbe stata avviata proprio in Sicilia, dopo il X secolo e più tardi a Genova (a metà del XV secolo). I limoni compaiono nelle Azzorre nello stesso periodo, nel 1493, ad opera Cristoforo Colombo, che li portò fino all’isola di Hispaniola. Durante il Rinascimento il limone, oltre ad essere esaltato per le sue proprietà salutari e culinarie, cominciò ad essere utilizzato anche come pianta ornamentale nelle numerose ville gentilizie del tempo, superando, a volte, le intemperie dei climi pesanti attraverso le cosi dette limoniere che servivano a ripararle dalle avversità climatiche della zona non sempre adatta. Nello stesso periodo si diede pure sviluppo all’industria delle essenze, assieme alle arance e agli altri agrumi. Nel 1646 venne pubblicata da parte del gesuita Baptista Ferrarius un’interessante opera sugli agrumi, di cui gran parte dedicata al limone, in cui si decantava l’importanza, sotto l’aspetto economico, per le aziende che ne curavano la coltura, la lavorazione e l’esportazione.

Foto di Andrew Malone – CC BY 2.0

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