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Il Museo del Costume Teatrale di Palazzo Chiazzese a Palermo.

  • Palazzo Chiazzese ospita la prima struttura del sud Italia dedicata all’esposizione storica del costume teatrale.
  • Il progetto della sartoria Pipi ha riportato in luce una storia centenaria e un prezioso patrimonio artigianale.
  • Si tratta di una mostra permanente di stoffe, figurini e foto preziose.

In una parte del baglio Chiazzese, in quello che fu l’antico parco del Genoardo di Palermo, si trova un’esposizione davvero particolare. La storia della Casa Museo del Costume Teatrale comincia nel 2000. Il più piccolo dei figli di Antonino Pipi, Massimiliano, ha acquisito in società con Gessica Genco una parte del baglio Chiazzese. L’area, nel XVIII secolo, faceva parte del parco del Genoardo, come dependance del Castello della Favara, preziosissima testimonianza dello stile e dell’epoca di Re Ruggero II. Massimiliano ha condiviso con altri due fratelli Pipi, Francesca e Paolo, l’idea di creare la prima esposizione storica del costume teatrale del sud Italia, riportando alla luce la centenaria storia e il rimarchevole patrimonio artigianale e documentale della famiglia.

L’esposizione

L’esposizione all’interno del Museo del Costume Teatrale è stata suddivisa in tre ambiti:

  1. La storia della famiglia Pipi. La storia della sartoria teatrale della famiglia Pipi inizia con la generazione dei fratelli Antonino (detto Nené) (1906-1980) e Giuseppe (1900-1974) Pipi. Prima della Seconda guerra mondiale, sono ancora macchinisti teatrali. La carriera costumistica inizia intorno al 1947, con un consistente acquisto milanese di abiti antichi, costumi di scena e figurini di costume, dall’impresa di Luigi Sapelli, in arte Caramba e dalle sartorie teatrali Chiappa (tra le più in vista di Milano a cavallo tra XIX e XX secolo, fornitrice alla Scala dal 1899 al 1918) e Cornalba. Una collezione che contiene tra i più importanti interpreti della scena milanese tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del XX secolo.
  2. Il nucleo costumistico originale. Si distinguono in esso due tipologie fondamentali: il costume di scena propriamente detto e l’abito antico prestato alla scena, di origine aristocratica, popolare, cultuale o ecclesiale.
    Nella costumistica esposta, si osservano due livelli fondamentali: il costume attentamente ricercato, con stampe o motivi di decoro tessile estremamente raffinati; e quello più sciolto, di mano veloce, ossequiante, forse, una committenza che ama andar più spicciola e spedita sulla scena.
  3. Le opere liriche. Il curriculum di produzione sartoriale e costumistica della Famiglia Pipi, dal 1947 a oggi è, vastissimo. Volendo rappresentare primariamente “gli anni della formazione”, si è scelto di portare al primo allestimento della Casa Museo del Costume Teatrale di Palermo le opere liriche: Richard Wagner, Il Vascello fantasma, Bologna, teatro comunale, direzione di Francesco Molinari Pradelli, regia di Aldo Mirabella Vassallo, costumi di Maria Sormani (1953); Vincenzo Bellini, I capuleti e i Montecchi, Palermo, Teatro Massimo, direzione di Vittorio Gui, regia di Corrado pavolini, costumi di Salvatore Fiume (1954); Jules Massenet, Werther, Palermo, Teatro Massimo, direzione di Giannandrea Gavazzeni, regia di Corrado Pavolini, costumi di Emma Calderini (1954); Modest Mussorgsky, Boris Godunov, Palermo, Teatro Massimo, direzione di Tullio Serafin, regia di Aldo Mirabella Vassallo, costumi di Nicolas Benois (1954); Richard Wagner, I Maestri cantori di Norimberga, Palermo, Teatro Massimo, direzione di Tullio Serafin, regia di Tullio Serafin, costumi di Enzo Rossi (1968).

È possibile visitare la Casa Museo del Costume Teatrale di Palermo su prenotazione (per tutte le informazioni, cliccate qui). Inoltre, vi si organizzano periodiche aperture straordinarie (serali o domenicali), che potete conoscere cliccando qui.

Foto: Vincenzo Russo – Terradamare

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