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Il nostro viaggio alla scoperta della Sicilia ci porta nel rione Quattro Camere di Palermo. Qui, un tempo, vi erano alberi di agrumi e sorgenti d’acqua, e il tutto era avvolto da un dolce profumo di zagara.

La storia

Nel XVI secolo quest’area fu scelta da don Carlo d’Aragona, duca di Terranova, principe di Castelvetrano e più volte presidente del Regno di Sicilia, come cornice per divertimenti e svaghi. Fra gli agrumeti fece edificare una villa per i suoi sollazzi, con cortili, grotte, fontane, giochi d’acqua e statue.

Non mancavano una camera dello scirocco ed ambienti elegantissimi, come scrisse lo storico don Vincenzo Di Giovanni: “Salendo tre scalini per un balaustrato si entra in un tocco grande e spazioso ornato, nel dammuso del tetto, di statue dorate di stucco, di meravigliosa fattura… con delicatissime favole dipinte della metamorfosi di Ovidio. Dall’una e d’ altra parte del tocco vi sono quattro camere, due per parte, della medesima fattura depinte, non di stucco ma di pennello, a favole e grottesche di finissimi colori e pitture… Stanze veramente reali”.

Le ammiccanti Quattro Camere

Le famose Quattro Camere, secondo varie dicerie, venivano utilizzate per gli svaghi erotici di don Carlo e negli ambienti vi sarebbero stati affreschi con disegni osceni e state con pose inequivocabili. Jean Houel, nel suo “Viaggio in Sicilia“, scrisse dei disegni, fornendo dettagli su una stuatua di marmo molto prosperosa.

Di questi affreschi non rimane oggi traccia. il marchese di Villabianca raccontò nel suo diario che, nell’aprile del 1793, quando si celebrò nelle Quattro Camese un matrimonio nobiliare, le figure erano state cancellate e le statue trasferite.

Con il tempo, la villa perso il suo originale sfarzo e il XIX secolo ne segnò il declino. Sopravvisse soltanto un attiguo enorme fontanone, adornato da statue monche e teste deturpate di leoni ed elefanti, ma fino al 1968. Dopo qualche anno, anche questo rudere scomparve, lasciando soltanto il ricordo di quelle particolari Quattro Camere.

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