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‘U mauru… cosa sarà mai questo prodotto siciliano? Si parla tanto delle alghe commestibili di origine orientale, ma non tutti sanno che esiste una particolare alga rossa in Sicilia, che da tempo immemore viene usata per preparare una gustosa insalata.

Cosa è ‘u mauru siciliano

È proprio vero che la tradizione culinaria siciliana non smette mai di stupirci. Quando sentiamo parlare di piatti a base di alghe, oggi, pensiamo subito a ricette esotiche, eppure nella nostra bellissima isola utilizziamo un particolare tipo di alga da molto tempo, ben prima che ci fosse la moda del sushi.

Quell’alga è rossa ed è ben nota a chi vive dalle parti di Catania. Si chiama ‘u mauru e ha un profumo molto intenso. È molto diffusa nella costiera ionica, ha una consistenza callosa e un sapore forte. Il nome, che può essere anche “màguru“, significa letteralmente “magro”. Ma come si cucina e qual è la sua tradizione?

L’alga rossa siciliana ha il nome scientifico di Chondrachantus teedei. Si condisce con succo di limone (rigorosamente locale), olio extravergine buono, sale e pepe. Si gusta come contorno fresco, perfetto per accompagnare la paranza di pesce. Il modo ideale per mangiare l’insalata di mauru è vicino al mare, in trattoria o anche in piedi, al porticciolo di Ognina.

Insalata di alga rossa, la tradizione siciliana

‘U mauru è una delle pietanze locali più antiche. I pescatori lo raccoglievano e lo consumavano, oppure lo rivendevano. Un tempo si utilizzava per “sciacquarsi la bocca”, cioè per rinfrescarla. Come è facile intuire, si tratta di un cibo della tradizione povera, facile da reperire sulla costa.

Oggi, invece, si tratta di una vera e propria specialità, utilizzata anche nei ristoranti più blasonati e di difficile reperimento. In molti casi è stata relegata a semplice guarnizione. Eppure, una volta, era anche un rimedio per diversi malanni: ecco perché.

Il mauru siciliano è ricco di principi nutritivi. Come le altre alghe, anche l’alga rossa di Sicilia possiede diversi nutrienti, ma ha anche un elevato tasso di iodio marino, quindi attenzione agli eventuali scompensi alla tiroide. Foto: Dennis JarvisLicenza.

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