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La storia nella roccia: Villaggio Bizantino Vallone Canalotto.

  • A circa 4 chilometri da Calascibetta (EN) si trova un antico insediamento rupestre.
  • Il sito si sviluppa lungo il vallone Canalotto ed è testimonianza della dominazione bizantina prima, e araba.
  • Vi sono una serie di ambienti scavati nella roccia, in cui si distinguono delle chiese bizantine con relativi colombarium, dei palmenti e il villaggio vero e proprio.

Il territorio di Calascibetta, in provincia di Enna, custodisce un’antica testimonianza del passato. Si tratta di un insediamento rupestre, rimasto a lungo sconosciuto alla ricerca archeologica, salito agli onori della cronaca soltanto alla fine degli anni Novanta. Fu solo in tempi relativamente recenti che venne alla luce, su segnalazione dell’allora sindaco di Calabscibetta. I pastori della zona lo conoscevano come “mànnari da’ Casa ‘o Masciu” (o Casa del Mastro), ma si tratta di un vero e proprio villaggio nella roccia. Il Villaggio Bizantino Canalotto è stato così valorizzato in modo consono alla sua importanza: oggi è gestito dall’associazione Associazione Culturale “Hisn Al-Giran” che ne consente la fruizione.

Storia del Villaggio Bizantino Canalotto

Il villaggio si trova tra il Vallone Canalotto e il Bosco di Casa del Mastro. Si affaccia sulla Valle del Morello, compresa tra i territori di Enna, Villarosa e Calascibetta, un archeologico di grande importanza, frequentato da quasi sei millenni.
Il nome rimanda al periodo della dominazione bizantina della Sicilia, durata dal 535 all’827 d.C. L’insediamento, tuttavia, mostra la chiara e continua sovrapposizione di testimonianze risalenti a diversi periodi storici. Le tracce di frequentazione più antiche rinvenute, sono riferibili alla tarda Età del Rame, e sono deducibili da due tombe a grappolo. La loro peculiarità sta nel fatto che queste piccole celle funerarie non venivano ricavate sfruttando la verticalità delle pareti rocciose, ma la profondità, così da creare camere comunicanti tra loro. Da qui deriva il nome di tomba a grappolo, riferito al grappolo d’uva.

L’Età Romana

Altre celle funerarie ricavate nella roccia, alcune dalla forma più o meno originaria, altre totalmente stravolte dagli agenti atmosferici o dalla mano dell’uomo, ma di cui si intuisce ancora l’aspetto, sembrano invece risalire all’Età del Bronzo. Il passaggio al periodo greco-arcaico (VIII-VI sec. a.C.), è invece testimoniato da tombe a camera localizzate in vari punti dell’area. La frequentazione del sito in età romana e tardoantica, è ampiamente attestata da tanti elementi peculiari, come le tombe ad arcosolio, quelle a forma e tre columbaria. Interessante notare, come l’utilizzo delle tombe ad arcosolio e dei columbaria, sia cambiato nel corso dei secoli. Da un uso prettamente funerario, infatti, gli arcosoli sono diventati, in più di un’occasione, delle mangiatoie. Lo stesso è avvenuto per i columbaria che, da luoghi per la deposizione di urne cinerarie, sembra divennero, in epoca bizantina, luoghi di allevamento di colombe e piccioni.

Età Bizantina

Più in generale, le trasformazioni  sembra siano stati radicali durante il periodo bizantino e alto-medievale. Se fino a quel momento, infatti, la roccia di quest’area veniva scavata e utilizzata principalmente per la deposizione dei defunti, in seguito gli stessi ambienti sarebbero divenuti funzionali alla vita quotidiana della comunità. Vi si svolgevano dai rituali religiosi, ai romitori, alle attività produttive. Esempio di tali attività, è uno dei due palmenti presenti nell’insediamento. La tipologia di entrambi i luoghi di produzione, è quella tipica dell’enotecnica meridionale. Si tratta di un complesso di recipienti, costituito da due vasche poste su due livelli diversi e comunicanti mediante un foro, destinati alla pigiatura dell’uva e alla successiva fermentazione del mosto.

Il Villaggio Bizantino Canalotto custodisce moltissime testimonianze del passato. Tra le testimonianze dei cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli, vi sono i due oratori. All’interno di un di essi vi sono dei simboli intagliati nella roccia, che sembrerebbero testimoniare la sua trasformazione da ipogeo funerario a luogo di culto. Si tratta di due croci trilobate (o patenti), un cristogramma e una stella a cinque punte. Suscita un grande interesse anche sistema di tre gallerie sotterranee per la captazione e canalizzazione delle acque, identificato come un qanat di fattura islamica. Una testimonianza di un probabile insediamento localizzato qui nel periodo della dominazione araba della Sicilia.

L’area è caratterizzata da mura a secco, utili soprattutto a delimitare delle zone destinate agli animali da allevamento. Un lungo muro di cinta, in parte superstite, delimitava, invece, la zona del nucleo principale dell’insediamento. Questo fa ipotizzare una recente trasformazione in masseria dello stesso, anche sulla base dell’utilizzo come stalle e luoghi di caseificazione che i pastori fecero di questi ambienti fino agli anni ’90, e dalla presenza di un lavatoio situato accanto al qanat. La storia più recente del Villaggio Bizantino Canalotto ci porta alla Seconda Guerra Mondiale. Sarebbe stato, infatti, un rifugio, poiché si trova in una vallata profonda, protetto dalla vegetazione.

Foto: Davide Mauro

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